Cronache, Internazionale Ferrara 2023

L’innovazione arriva in cucina


Anna Carrà e Viviana Perelli

Liceo Ludovico Ariosto - Ferrara

È possibile coltivare la carne?

Questa domanda,  malgrado sembri surreale, ha trovato risposta nelle innovazioni tecnologiche che hanno portato gli studiosi a compiere un passo verso un futuro più sostenibile.

A parlarcene più nel dettaglio è stata Marianna Gilli, ricercatrice presso la facoltà di Economia e Management dell’Università di Ferrara, durante l’incontro tenutosi domenica 1 ottobre.

Questo tema negli ultimi tempi ha fatto nascere pareri contrastanti e complessi dibattiti etici, ma che cosa significa nel concreto l’espressione “carne da laboratorio“?

Con il suo discorso la professoressa ha chiarito le varie fasi della produzione di questo particolare alimento: alla base del processo sta il prelievo di un campione di cellule dell’animale tramite una biopsia, esso  viene poi coltivato in vitro grazie a soluzioni di sostanze nutritive. Si arriva così alla formazione di un tessuto muscolare compatto al quale vengono apportate migliorie, ottenendo poi il prodotto da consumare.

La diffusione della carne coltivata ridurrebbe l’ impatto ambientale rispetto a quello causato attualmente dagli allevamenti intensivi, anche l’economia sarebbe poi influenzata, in quanto si verificherebbe un calo della  richiesta di forza lavoro in settori come l’agricoltura e l’allevamento,  in favore però di mansioni a più elevata produttività.

Il dibattito etico rimane aperto riguardo a quelli che potrebbero essere gli effetti a lungo termine sull’animale e sul consumatore; tra le parole di chi accoglie queste innovazioni e quelle di chi le considera nocive, è facile cedere a pregiudizi. Per questo la Gilli ribadisce l’importanza di informarsi approfonditamente per poter formulare in autonomia la propria opinione: magari, in un futuro non troppo lontano, qualcuno leggerà questo articolo mentre mangia un hamburger di carne coltivata.

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