Sabato 5 ottobre 2024, al circolo Arci Bolognesi di Ferrara, Giorgia Bernardini ed Elena Marinelli hanno presentato il loro libro Fondamentali, con la mediazione di Giulia Siviero. Fondamentali. Storie di atlete che hanno cambiato il gioco, di Giorgia Bernardini, Tiziana Scalabrin, Elena Marinelli, Olga Campofreda e Alessia Tuselli, pubblicato da 66thand2nd (2024), esplora in cinque saggi l’argomento da un doppio punto di vista: giornalistico e sportivo. È un testo che affronta con forza e chiarezza un tema spesso trascurato: la presenza femminile in un ambiente, quello sportivo, tradizionalmente dominato dagli uomini.
Uno dei punti centrali del libro è la cosiddetta “invisibilità” delle donne nello sport. Questo concetto, spiegato con grande efficacia da una delle intervistate che racconta la sua esperienza nel mondo della pallacanestro, riguarda non solo la difficoltà di emergere in un contesto maschile, ma anche la necessità di “nascondersi” per poter essere accettate.
Nel corso della conferenza, è stato ricordato come per molto tempo le donne abbiano praticato sport in modo ufficioso, senza alcun riconoscimento ufficiale. Solo in epoca recente si è accettato che anche le donne potessero partecipare pienamente alla vita civile e sportiva. Basti pensare alle ultime Olimpiadi, dove per la prima volta nella storia la parità di genere è stata raggiunta tra uomini e donne in termini di partecipazione: un risultato storico, ma che non può essere considerato un traguardo definitivo.
La genesi del libro è emblematica: Giorgia Bernardini, alla quale era stato proposto di scrivere un saggio sul tema, ha deciso di non affrontare l’impresa da sola. Ha quindi coinvolto altre autrici, dando vita a un progetto corale, in cui si intrecciano esperienze e prospettive diverse. Fondamentali rappresenta quindi non solo una riflessione sullo sport femminile, ma anche un esempio concreto di collaborazione e sorellanza.
Una delle questioni più delicate affrontate nel testo riguarda l’uso del vittimismo nella narrazione sportiva femminile. Spesso, le atlete vengono descritte come eroine che, attraverso la sofferenza, raggiungono il successo, una retorica che finisce per appiattire e omologare le loro storie. È necessario, suggeriscono le autrici, superare questa visione stereotipata e raccontare lo sport femminile con parole nuove, valorizzando il talento e le sfide reali.
Allo stesso modo, il libro denuncia l’omologazione che spesso accompagna la rappresentazione delle donne nello sport, costrette a rientrare in precise aspettative di genere. Si discute, ad esempio, su cosa significhi essere considerate “vere donne” nello sport; questo tipo di narrazione, affermano le autrici, è profondamente dannoso e riflette una visione limitata e sessista della società.
Il giornalismo sportivo è uno degli altri temi centrali affrontati nel volume. Le autrici mettono in guardia contro la manipolazione delle informazioni, citando esempi in cui notizie false o distorte hanno preso piede, alimentate anche da istituzioni che hanno assecondato narrazioni fallaci. Un caso emblematico è quello dell’atleta Imane Khelif la cui storia ha suscitato scalpore creando un clima di confusione e pregiudizio. In Italia, il controllo su questo tipo di narrazioni è meno rigoroso rispetto ad altri paesi, rendendo ancora più urgente una riflessione critica sulla responsabilità del giornalismo sportivo.
La questione della parità di genere nello sport non è solo formale, ma riguarda anche la rappresentazione dei corpi delle atlete. Spesso, le donne vengono giudicate non solo per le loro capacità atletiche, ma anche in base a criteri estetici o comportamentali, come nel caso dell’assegnazione del Pallone d’Oro a Ada Hegerberg nel 2018. Durante la cerimonia, Hegerberg è stata trattata in modo umiliante, ricevendo una domanda inappropriata da parte del conduttore che le ha chiesto se sapesse “twerkare”, anziché interrogarla sulle sue capacità calcistiche.
Un altro caso significativo è quello di Serena Williams, costretta a giustificare il suo abbigliamento durante le competizioni dopo la nascita di sua figlia. Il vestito di Ash Barty, ispirato alle sue origini aborigene, è un ulteriore esempio di come l’abbigliamento diventi spesso un campo di battaglia per l’emancipazione femminile.
Fondamentali è un libro che invita a riflettere su come raccontiamo lo sport femminile e su quanto lavoro ci sia ancora da fare per ottenere una vera parità di genere. Ma allo stesso tempo, ci viene ricordato che lo sport femminile ha il potenziale per essere raccontato con una nuova lingua, capace di valorizzare davvero il talento e le conquiste delle donne.