Lo spazio Rai si anima per la prima volta oggi, 14 ottobre 2021, nell’edizione di Vita Supernova con un dibattito sulla relazione tra il carcere e l’istruzione condotto da Daniela di Robert.
«I ragazzi entrano nel circuito penale con una sfiducia verso le istituzione» Così apre l’intervento Silvia Mei, rappresentante del dipartimento di giustizia minorile e della comunità, spiegando come il maggior limite dei ragazzi sia proprio la mancanza di proiezione verso il futuro; una situazione che spesso trova la sua origine nelle istituzioni scolastiche, dove i loro bisogni non sempre vengono riconosciuti.
In videoconferenza da Roma interviene anche Stefano Versari, del Ministero dell’Istruzione, che ribadisce la necessità di rendere la scuola, non solo luogo di mero apprendimento, ma anche occasione di “costruire la bellezza” perché i giovani possano, tramite la cultura, ritrovare se stessi. Proprio per questo le istituzioni scolastiche dovrebbero facilitare il ritorno nei percorsi di studio dei ragazzi condannati, favorendo istituti tecnici superiori e scuole professionalizzanti.
A questo proposito anche Roberto Sartori, membro di Unindustria Lazio, sottolinea l’importanza di inserire i giovani nel mondo del lavoro perché acquisiscano un orientamento etico al lavoro e sollecita a informare le aziende riguardo le agevolazioni nell’assunzione di dipendenti con precedenti penali.
Il mondo dell’università invece, come puntualizza Marella Santangelo, membro dei delegati per i Poli Universitari Penitenziari, è una strada che intraprendono pochi. «Non molti studiano giurisprudenza» scherza, mettendo però in luce l’ampia gamma di corsi di studio intrapresi. Lo studio in carcere per le scuole superiori, ma soprattutto per l’università, è spesso difficile a causa della mancanza di spazi adeguati e apparecchiature elettroniche moderne. Ciò viene testimoniato dal video trasmesso ambientato nell’istituto penale per minorenni di Bologna portando la testimonianza di quattro ragazzi che dal carcere sono riusciti ad arrivare agli istituti universitari.
«Viene voglia di smettere di parlare e di iniziare a fare, perché ce n’è molto» L’ultimo, entusiasta, intervento di Lorenzo Ottolenghi, membro di Rai scuola, ricorda l’attenzione ha sempre portato al mondo dell’istruzione, citando il celeberrimo Non è mai troppo tardi. Egli invita a far sì che il binomio carceri-istruzione abbia finalmente la giusta rilevanza nel panorama politico e culturale italiano perché «Il servizio pubblico non deve abbandonare gli ultimi». è fondamentale che tutti, una volta usciti dal carcere, abbiano la possibilità di rilegittimarsi come persone e non solo come ex detenuti, perché possano uscire dal carcere anche “con la testa”, liberandosi di quella condizione psicologica che non permette loro di vedere un futuro.