Un libro tante scuole

L’isola-mento di Arturo


Marika Lamorte 4E I.I.S. G. Fortunato di Rionero in Vulture


Titolo del libro : “L’isola di Arturo”
Autore: Elsa Morante
Anno di pubblicazione: 16/07/2014, Einaudi
Genere: Narrativa italiana, Romanzo di formazione
Tema trattato: Elsa Morante sviluppa diversi temi: la nobiltà, il valore, l’ignoranza, il passato, il mistero e il dolore. Il libro è caratterizzato dall’intreccio tra realtà e fantasia, dalla spontaneità dei personaggi e dall’entusiasmo dei primi anni di vita, che diminuisce nel corso del libro.
Trama: Il romanzo è un’esplorazione attenta della prima realtà verso le sorgenti non inquinate della vita. L’isola nativa rappresenta un posto felice originario e, insieme, la paura delle terre ignote. L’isola, dunque, è una scelta e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara l’eroe ragazzo-Arturo. È una scelta rischiosa perché non c’è uscita dall’isola senza l’abbandono dell’amore materno, come dire il passaggio dall’età infantile verso la coscienza e la conoscenza di se stessi.
Analisi dei personaggi: I personaggi più importanti del romanzo sono Arturo, il protagonista-narratore, e suo padre Wilhelm. Personaggi secondari sono invece Silvestro, la balia di Arturo, e la matrigna Nunziatella.
Arturo: è il protagonista-narratore del romanzo. Orfano di madre, prova affetto per un padre che si dimostra molto distante emotivamente. Nella sua infanzia l’unica persona che si cura di lui fin dalla sua infanzia è l’amico Silvestro, verso cui il ragazzo nutre un grande amore. Arturo soffre per la sua solitudine, che pure cerca spesso di nascondere. Muta spesso il suo atteggiamento nei confronti dei personaggi, mostrando talvolta affetto, talvolta gelosia.
Wilhelm: è il padre di Arturo, ma non si interessa minimamente di suo figlio. Già durante l’infanzia del ragazzo, preferisce intraprendere lunghi viaggi in compagnia dei suoi amici piuttosto che badare al ragazzo. Accanto ai pregi dell’uomo, messi in risalto attraverso gli occhi del figlio, il romanzo verso la fine mostra anche gli aspetti più negativi, come la mancanza di fedeltà nei confronti del suo migliore amico.
Svolgimento della trama: Arturo Gerace, un ragazzino puro, buono, che venera il papà come se fosse un mito. Wilhelm è un padre distante, spesso in viaggio per lavoro abbandona Arturo a Procida. Questo ragazzino, cresciuto grazie alle cure amorevoli di Silvestro, mi ha fatto una grande tenerezza. La mamma è morta di parto e da allora Arturo non ha mai conosciuto l’amore di una donna. Nè una carezza dal padre, né un bacio, né un incoraggiamento. Arturo cerca di compiacere il papà in ogni modo ma riceve gesti e frasi sbrigative, nulla più.
Un ragazzino cresciuto nell’ignoranza e nella solitudine, eppure non è incattivito come il padre, anzi. Innamorato della vita, curioso, vivace e positivo, trascorre le sue giornate come se fossero piccole, grandi avventure.
Non è facile spiegare la figura di Wilhelm, misogino e anafettivo. Le privazioni vissute si ripercuotono su Arturo che cresce aspettando un amore che non viene dimostrato. La tranquillità sull’isola viene interrotta dall’arrivo di Nunzia, la nuova moglie di Wilhelm. Una ragazzina poco più grande di Arturo che con la sua semplicità conquista il lettore e anche Arturo. Se all’inizio il nostro protagonista la guarda con tenerezza e quasi con quel pizzico di ammirazione, d’altra parte il padre gli aveva detto che tutte le femmine erano brutte, dopo le cose cambiano. Quando Arturo capisce che l’amore del padre verrà diviso con lei viene accecato dalla gelosia.
Seguiamo così la crescita di Arturo che con gli occhi di bambino guarda il mondo e crede di comprenderlo. Forse la parte che ho amato di più è quando il nostro Gerace diventa un adolescente e si guarda indietro con malinconia e rimpianto. Quelli sì che erano tempi felici.
L’isola di Arturo ha la capacità non solo di farci calare nei panni di un bambino ma di farci comprendere gli scatti di violenza, le sofferenze di questo protagonista.
Contesto storico, sociale e temporale: Le vicende narrate si svolgono in un arco di tempo che va dalla nascita di Arturo alla sua partenza dall’isola, che avviene quando il ragazzo ha sedici anni. Il romanzo è ambientato a Procida a partire dal 1938. La storia è caratterizzata da un lungo flash-back, nel quale il protagonista-narratore ripercorre la sua giovinezza.Parti riflessive si alternano ad altre descrittive, rallentando la narrazione e il tempo della storia, parallelamente ad ellissi e salti temporali che invece accelerano il tutto.
Stile del narratore: L’isola di Arturo è un romanzo molto lento, fortemente introspettivo e descrittivo. Stile denso e lento.
Giudizio sul libro: La lettura di questo capolavoro trasporta il lettore in un mondo lontano, lo fa immergere nell’atmosfera di una Procida fantastica. È un romanzo commovente, intenso e passionale, che apre una larga e profonda fenditura nelle vite di ciascuno di noi. Ognuno di noi, quando era bambino, ha avuto il suo punto della terra che era come un rifugio . Il luogo degli innamoramenti, dei sorrisi spensierati, delle estati uniche. Arturo parla a noi stessi, a quello che abbiamo provato sulla nostra pelle; ci richiede uno sforzo di memoria e durante la lettura riemergono dalla nostra età infantile ricordi, voci, profumi; non sono andati via, sono rimasti lì sotto cumuli di polvere nei meandri più nascosti del nostro cervello.
Il ruolo della donna e della madre sono visti nella loro presenza e assenza. Elsa Morante crea un romanzo molto profondo che va ad affrontare tante tematiche personali, mostra i pregiudizi della gente e come gli eventi dell’infanzia possano influenzare la vita di una persona. Cresciamo con Arturo e con lui affrontiamo le sue sfide e le sue evoluzioni, ma nel mio cuore è rimasta soprattutto Nunziatella, il cui unico errore è stato quello di credere in una fede che non permette cambi di rotta o radicali cambiamenti. Se da un lato dunque la staticità dei personaggi penalizzano la piacevolezza della lettura, restano impresse certe descrizioni, a volte inventate, dell’isola di Procida, i suoi colori, la “Casa dei guaglioni”, il piroscafo, che rappresentano uno scenario nitido, anzi sono l’unica realtà, l’unica certezza in cui si muove il protagonista/narratore e fanno da tramite al mondo esterno sognato da Arturo, ma mai osservato. A mio parere é un romanzo delicato, struggente e suggestivo che incarna perfettamente l’essenza di una realtà circoscritta e precisa, si riconosce senza nominarla mai quest’isola piccola, spettacolare, che è lo specchio di tutte le avventure che possono capitare nella vita. Arturo le scopre, le subisce, le vive e le odia. Il romanzo corre sul filo della lentezza che l’isola offre e sulla vivacità di un ragazzino che affronta la crescita senza nessun tipo di protezione.

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