Cronache, Mi Prendo Il Mondo 2024

Non è la fine del mondo (ma potrebbe essere la nostra)


Redazione Mi prendo il mondo

gruppo interclasse - Parma

«Non abbiamo fatto nulla per mitigare il riscaldamento climatico. Fra attese, rinvii e mille altre scuse, le conferenze sul clima sono fallite una dopo l’altra. Così, nel corso dei secoli, il livello dei mari si è innalzato di 65 metri, inondando le grandi pianure della Terra». 

È questo l’esercizio narrativo che Telmo Pievani ci offre sul palco di “Mi Prendo il Mondo“, a partire da una delle sue più recenti pubblicazioni, Il giro del mondo nell’Antropocene. Una mappa dell’umanità del futuro, nel quale insieme al geografo Mauro Varotto ha immaginato delle mappe del futuro, basandosi su solidi dati scientifici.

Durante l’incontro, il professore ci ha accompagnato in giro per l’Italia (e poi per il mondo), ripercorrendo le traiettorie di un possibile viaggio attraverso Venetia, Transpadania, Aemilia, Etruria, Latium, Sardinia, Campania, Apulia e Trinacria, ossia alcune delle regioni sopravvissute al disastro climatico, all’innalzarsi dei mari, allo stravolgimento del paesaggio che conosciamo.

Ci ha mostrato che: l’Africa si restringe con un aumento della desertificazione; il Mediterraneo si allarga a nord e sud; il Nord Europa finisce sott’acqua; l’Artico e l’Antartide si sciolgono totalmente, aumentando il livello del mare; la Penisola Arabica diventa ancora più arida; un terzo del Bangladesh scompare; Cina e Indonesia perdono territorio; gli USA perdono la Florida; l’Amazzonia diventa un arcipelago interno. E tanto altro.

Intrigante è stata, tra le altre cose, la potenza visionaria del linguaggio cartografico. Tra una proiezione e l’altra, il prof Pievani ci ha rassicurato sul fatto che, nonostante il titolo catastrofista della Lectio (Non è la fine del mondo – ma potrebbe essere la nostra), non sarà la fine del mondo e nemmeno la nostra, avvertendoci, tuttavia, che ciò che sta succedendo è reale e irreversibile. Due esempi: il ghiacciaio de la Marmolada tra dieci anni non esisterà più. Venezia, salvo invenzioni assai efficienti nel proteggerla dall’innalzamento del livello del mare, tra 30 anni sarà sommersa. Sono cose che vedremo. O che non vedremo più. Non sono ipotesi, ma fatti.

Il gioco narrativo sottostante le mappe geografiche riprende delle dinamiche che stanno già accadendo ora, quindi che riguardano il presente, anche se non sono visibili in modo appariscente – afferma Pievani, rivelandoci che – l’acqua salata sta già facendosi strada nelle falde acquifere e che nel 2030 il pianeta sarà più caldo di 1,5 °C: tutto questo significa vivere in un mondo diverso. “

Il professore ha continuato constatando che «non è rilevante sapere quando sarà il prossimo evento estremo, ma è importante capire che essi sempre più frequenti, di conseguenza la prevenzione diventa essenziale».

Questo cambiamento, questa crisi del clima, suscita in noi quella che molti chiamano “ecoansia“, neologismo che deriva dalla combinazione delle parole “ecologia” e “ansia” e che si riferisce a un insieme di emozioni dolorose e di angoscia suscitate dalle attuali e future turbolenze ambientali.

Ma allora, come si fa a superare l’ansia? Come si fa a non rimanere paralizzati da questa fine del mondo (il mondo che conosciamo)? Una risposta sta nell’esercizio della logica, essenziale per analizzare la natura delle informazioni che ci bombardano ogni giorno, per capire di quali fidarci, per decidere come applicarle. Un’altra risposta sta nel dialogo e nell’ascolto di quelle fonti che per loro natura non hanno interesse a nascondere la verità, ma cercano in ogni modo di avvicinarvisi: a partire dalle università pubbliche e dai loro bravi prof e ricercatori.

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Quest’articolo è stato realizzato a cura della Direzione Futura, un gruppo di 50 giovani tra i 15 e i 23 anni che ha ha risposto a una call di Salone del Libro di Torino, per collaborare alla creazione della prima edizione di “Mi prendo il mondo“: un programma di dialoghi, lezioni, incontri, andato in scena all’auditorium Paganini di Parma dal 25 al 28 gennaio 2024. Le foto utilizzate sono state scattate da Giulia Fasano.

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