Sono trascorsi pochi mesi da quando è calato il sipario sulla 27esima edizione di Dedica e siamo nuovamente al Teatro Verdi di Pordenone, per conoscere e applaudire l’ospite di quest’anno, lo scrittore francese, “contrabbandiere di storie”, Mathias Énard.
Dopo la doverosa espressione di solidarietà al popolo ucraino oppresso dall’invasione russa, sentimento comune condiviso anche dall’assessore alla cultura Alberto Parigi, che ha sottolineato la presenza significativa di Énard in questo momento particolarmente cruciale dato che la sua letteratura approfondisce il rapporto tra Oriente e Occidente, il curatore del festival Claudio Cattaruzza ha dato il via al dialogo fra lo scrittore Andrea Bajani, attualmente insegnante di creative writing presso la Rice University a Houston, in Texas, e Mathias Énard. Grazie alle sue domande il pubblico ha potuto immergersi completamente nel pensiero e nel mondo dell’autore.
Davanti a un teatro gremito di spettatori, Énard ci ha parlato del suo amore per le lingue e il linguaggio, cioè di quanto sia importante imparare e conoscere lingue diverse dalla nostra, poiché solo così ci si può davvero immedesimare negli altri, che vivono in luoghi lontani e cresciuti in culture poco masticate da noi.
“Quando avevo 10 anni la mia televisione trasmetteva il conflitto di Beirut dell’’82. Per questo motivo, ho pensato che quando avessi avuto 18, sarei voluto diventare un giornalista. Quando ne ho avuto l’occasione sono andato a Beirut da reporter e ho conosciuto molte persone, ragazzi partecipanti alla guerra che non condividevano le mie stesse tradizioni, però abbiamo comunque stretto un legame di amicizia.”
Imparare una lingua straniera equivale a tendere la mano, ad invitare gli altri nella nostra casa.
Incalzato dall’intervistatore, Énard ha raccontato poi delle sue molte passioni, fra cui la geografia, la poesia e anche la matematica.
Énard si è dimostrato una persona simpatica, disponibile e di grande cultura, con un sapere enciclopedico, tanto che Bajani lo ha definito ‘una biblioteca in cui è riposto il sapere del mondo’ : oltre a conoscere l’italiano, spagnolo, tedesco e ovviamente il francese, dal 2000 insegna arabo all’università di Barcellona, ma è particolarmente affezionato al persiano, che definisce “la lingua più dolce del mondo”. Tutto questo lo ritroviamo nel plurilinguismo dei suoi romanzi paragonati a “una Babele”.
“I suoi romanzi sono allo stesso tempo una linea dritta che va da A a B e la dimostrazione che non bisogna necessariamente passare da A a B per appassionare il lettore tramite le sue storie”
Quest’anno l’edizione di Dedica riserba per noi un ospite molto speciale da seguire con interesse.