Cronache, Salone del Libro 2023

Massimo Recalcati: il senso di vuoto e il lutto


Martina Fenos, Matilde Facchin

Liceo M. Grigoletti - Pordenone

Da solo sul palco, domenica 20 maggio, Massimo Recalcati conduce un incontro di presentazione del suo nuovo libro “A pugni chiusi. Psicoanalisi del mondo contemporaneo”.  L’autore ci offre un ritratto degli ultimi 20 anni, filtrato dagli occhi di un psicoanalista. Recalcati esordisce con un episodio di cronaca avvenuto nel 2019: l’assassinio di un giovane vent’enne. L’unico movente fornito dal suo omicida è quello del  sorriso rivoltogli dalla vittima che mostrava come la sua vita fosse felice. La ragione profonda di questo evento risiede in uno dei peccati capitali: l’invidia, l’unico vizio negativo dove il godimento diretto viene escluso. L’invidioso non gode di qualcosa se non del suo tormento senza pace. Come afferma Lacan, l’invidioso invidia la vita che ha la particolarità di essere più viva. Questo sentimento è uno dei tanti che caratterizza la nostra società, ma in particolare assume la forma di quello che Recalcati chiama “Complesso di Laio”. La tragedia di Sofocle si apre con il voto di morte da parte del padre di Edipo, Laio, verso il figlio poiché l’oracolo gli ha predetto che lui sarà il suo futuro suo assassino. Questa profezia esprime una verità di fondo che si riferisce alle generazioni odierne: da una parte non possiamo che gioire per lo splendore dei propri figli e la bellezza di essere genitore, mentre al tempo stesso sappiamo che quello stesso splendore annienterà prima o poi la nostra vita. Il romanzo affronta anche la tematica del rapporto tra le nuove le vecchie generazioni e come sia difficile per queste ultime “saper tramontare”, distaccarsi dal loro ruolo di protagonisti e passare il testimone ai più giovani. 

Apparentemente ognuno di noi ha un vuoto dentro che si può riempire oppure elaborare sotto forma di lutto creativo. 

Colmare il vuoto significa in primo luogo affidarsi completamente alla società dei consumi, nella quale si manifesta una sorta di “politeismo”, dove gli dei diventano oggetti. La caratteristica di questa società è la desacralizzazione che porta al consumo nichilistico di tutto, compreso il soggetto stesso. Il secondo modo per affrontarlo è la violenza, in questo caso particolare, la violenza contro le donne. Con questo fenomeno si manifesta l’affermazione della nostra volontà cioè il desiderio di possesso dell’altrui libertà. La donna rappresenta qualcosa che non dovrebbe appartenere a niente e a nessuno e invece si trasforma in un oggetto. Infine, si può riempire il vuoto attraverso il populismo e quindi l’idea incestuosa che in fondo la democrazia rappresentativa sia un inganno, un’alienazione e che il bene coincida con il popolo.  

Elaborare il lutto presuppone diversi elementi. Primo fra questi riguarda la figura di Telemaco, descritto da Omero come il figlio che attende il ritorno del padre. Nelle nuove generazioni deve preservarsi la “richiesta di un padre”, ovviamente non nel suo ruolo arcaico e repressivo, ma come maestro di vita e testimone del “peso della parola”, dell’atto e delle sue conseguenze. Telemaco è visto da Recalcati anche come immagine di una figura audace, coraggiosa che rende possibile il ritorno del padre. Così deve caratterizzarsi la “generazione telemaica”. 

Secondo elemento è la fratellanza, non intesa come legame di sangue, ma come legame profondo, manifestazione della nostra libertà: “La libertà è pensarsi nel rapporto con l’altro.”

Infine la democrazia, intesa come accettazione della moltitudine, della pluralità di voci, delle diverse modalità di leggere la realtà. Il lutto è il cuore della democrazia: perdere la parola per concederla all’altro, evitando l’esclusione. 

Per concludere l’incontro Recalcati ha voluto porre l’accento sulla figura della madre non come genitrice di vita, come rappresentazione di biologia o natura, bensì come qualcuno che con le sue mani è in grado di tenerci in vita in un momento in cui ci sentiamo cadere nel vuoto.



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