9 maggio, Cronache, Salone del Libro 2024

“Lo chiamavano formica”, un libro di Dita Zipfel e Bea Davies


Sofia Catucci, Davide Cravenzola

Liceo Alfieri - Torino

Originale è la scelta della scrittrice tedesca Dita Zipfel di scegliere niente meno che il bosco come voce narrante del suo libro.

Dita Zipfel e l’illustratrice Bea Davies sono state oggi ospiti del Salone Internazionale del Libro di Torino, presentate da Danilo Zagaria in quanto rappresentanti della lingua ospite di quest’anno, ovvero, il tedesco.

Durante l’incontro ci è stata raccontata brevemente la storia di Jonny, uno scarabeo stercorario che si ritrova a vivere all’interno di un formicaio. Qui Jonny però si sente un pesce fuor d’acqua: le altre formiche non fanno altro che fargli notare le sue diversità, mentre lui vorrebbe essere uno di loro. 

Dita si è avvalsa di tutta la sua fantasia e immaginazione di autrice per descrivere i personaggi in maniera assolutamente libera e senza nessun tipo di pregiudizio, così da permettere ai lettori di comprendere a pieno la complessità del loro carattere. Anche l’illustratrice Bea si è impegnata nel fare ciò, reinterpretando a suo modo il mondo degli insetti, rendendoli più umani e buffi. Assistendo all’incontro abbiamo subito notato la complicità tra le due, nata dal loro incontro avvenuto tramite un’amica in comune. Dita ci ha infatti raccontato che, dopo aver scritto il testo, ha sentito il bisogno di dare vita ai suoi personaggi grazie al disegno e per questo ha chiesto l’aiuto di Bea.

Nonostante l’ambientazione tradizionalmente colorata del bosco, i colori chiave del libro sono il blu e l’arancione che generano contrasto e rendono piacevole sfogliare le pagine.

La presentazione del libro ha coinvolto soprattutto i più piccoli, che si sono cimentati nel fare domande e anche noi abbiamo avuto la curiosità di farlo. 

Dita, rispondendo alla nostra domanda riguardo il legame tra la storia e una sua personale esperienza, ci ha lasciato con una citazione secondo noi degna di nota: “Spesso siamo imprigionati nel tentativo di essere altri senza mai conoscere realmente noi stessi”. 

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