Cronache, Dedica Pordenone 2024

Linea di fuoco


Eloise Puiatti ed Elena Zucchet

Liceo scientifico M. Grigoletti - Pordenone

Mercoledì 20 marzo, presso l’ex Convento di San Francesco a Pordenone, in occasione della trentesima edizione di Dedica Festival, si è tenuto l’incontro “Linea di fuoco”, con ospiti d’onore Arturo Pérez-Reverte ed Elena Liverani. 

Il romanzo protagonista della serata e vincitore dell’appellativo “Iliade del 21esimo secolo”, intitolato “Linea di fuoco”, racconta una delle pagine più sanguinose della storia spagnola: la battaglia dell’Ebro. Durante tale scontro, che vedeva contrapposte gli schieramenti nazionalisti di Franco a quelli repubblicani, la Guerra Civile Spagnola ha raggiunto uno dei suoi punti più bassi, culminando con la morte di 20.000 soldati. 

Il racconto di Pérez-Reverte, tuttavia, non ha come fine difendere un’ideologia o un’altra, bensì sviscerare uno dei conflitti che ancor oggi dividono e tormentano la Spagna sul piano umano. Come affermato dall’autore, infatti, “(…) Mi interessano gli esseri umani; con le idee si sbaglia spesso, con gli esseri umani non si sbaglia mai (…)”. Ed è proprio questa una delle forze del romanzo: la capacità di trattare in maniera equanime membri di fazioni opposte, presentandone le luci e le ombre, che la realtà della guerra contribuisce a evidenziare. 

La discussione, in seguito, ha lasciato spazio a un dialogo multiforme concernente la tematica del conflitto, profondamente arricchito dal vissuto personale di Pérez-Reverte, il quale, da giornalista di guerra per 21 anni, è stato testimone di ben 18 conflitti, di cui 7 guerre civili. 

È infatti nel contesto bellico che l’ex giornalista ha appreso i suoni delle bombe, delle pallottole e il sentimento di dilagante e incessante paura che costituiscono il tessuto del testo, conferendogli carattere quasi cinematografico, capace di far sentire il lettore immerso e travolto.  

L’esperienza in campo bellico, inoltre, ha consentito a Pérez-Reverte di maturare una visione disillusa dell’uomo e del concetto di “buoni e cattivi”, come egli stesso ha asserito: “(…) Non c’è linea che separi il bene e il male; la vita è un paesaggio molto confuso e la guerra è la prova della confusione di questo paesaggio. (…) In guerra si vede il meglio e il peggio dell’essere umano; ho imparato a non amarlo troppo da esserne fanatico e disprezzarlo troppo da poterlo odiare, ma a vederlo come è, vederne il torbido, l’oscuro, ma anche il bene,la luce, la bontà. Non c’è un malvagio che non abbia un lato amabile, né un buono senza un lato pericoloso. Il mondo va guardato con chiarezza e durante la guerra ho avuto la fortuna di poterlo fare, di scoprire una visione che mi riconcilia con l’essere umano. (…)” Con la sua prospettiva innovativa e il suo vissuto, Pérez-Reverte riesce dunque a ispirare riflessioni inedite sul conflitto e il valore umano, oggi all’ordine del giorno. 

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