Cronache, Internazionale Ferrara 2023

La follia è rivoluzione


Sara Bonora e Aya Shaban

Liceo Ariosto - Ferrara

Santorio Santorio, Walter Reed, Giuseppe Sanarelli, Barry J. Marshal: questi sono solo alcuni nomi dei medici che hanno fatto la storia della medicina. Medici rivoluzionari e “padri” fondatori che attraverso esperimenti spericolati riuscirono a rispondere a domande fondamentali del periodo storico in cui vivevano. Questi i protagonisti del saggio di Silvia Bencivelli, Eroica, folle, visionaria, presentato durante l’incontro tenutosi sabato 30 settembre, in occasione del Festival di Internazionale.

Autoesperimenti”: questa la parola chiave che permette di dare vita a scoperte rivoluzionarie per la salute delle persone. Partendo dal presupposto che ognuno è la miglior cavia di se stesso, medici di ogni nazionalità riuscirono a scoprire la cura per la febbre gialla, l’anestesia locale, quella totale e molte altre terapie e tecniche mediche che oggi vengono quotidianamente utilizzate, ma che vennero introdotte per la prima volta soltanto a fine ‘800.  

Talvolta basta poco: una località, Cuba, delle domande, quattro ricercatori e delle zanzare. Dopo anni trascorsi senza sapere quale fosse la causa della febbre gialla, si scoprì che gli insetti potevano essere vettori di malattie. Di quei quattro scienziati ne rimasero due, uno dei quali vinse il Nobel per meriti che non gli sono mai veramente appartenuti. E se si dovessero dimostrare i benefici e l’efficacia dell’anestesia locale? Semplice, basterebbe svolgere su se stessi un’appendicectomia, facendosi fotografare sul tavolo operatorio con un bisturi in mano. E se si volesse inventare l’antenato dell’anestesia spinale che le donne in travaglio fanno per cercare di sfuggire a quel dolore atroce? Sarebbe sufficiente tentare di iniettare della cocaina all’interno del midollo osseo sul proprio assistente. Così fece il dottor Bear che, grazie a questo autoesperimento, riuscì a convincere la comunità scientifica che la cocaina, utilizzata per la prima volta da un amico di Sigmund Freud, sarebbe stato il miglior anestetico utilizzabile a fine ‘800. 

“Ho scelto di rendere narrativa i paper scientifici, perché raccontano la quotidianità di questi scienziati in modo molto spontaneo e naturale.” È la vita di tutti i giorni che permette di fare la differenza: le giornate passate a studiare e sperimentare, a tentare di convincere se stessi e gli altri di avere ragione e a pensare di essere i migliori rappresentanti del genere umano. Proprio per questo, nel ventunesimo secolo, l’autosperimentazione non è più una soluzione vincente: ad oggi vengono riconosciute le particolarità di ognuna e ognuno di noi, perciò un singolo uomo non può più rappresentare una categoria di persone. Alla base della medicina ormai dovrebbe esserci un’alleanza terapeutica che preveda collaborazione tra medico e paziente, unendo due diverse conoscenze: quella della scienza medica e quella di sé.

La medicina di ieri e quella di oggi hanno metodi diversi per compiere nuove scoperte, ma la differenza più significativa si trova nei protagonisti; infatti, se prima erano gli uomini a dominare la scena pubblica, ora si inizia a dare spazio anche alle donne, altrettanto visionarie e rivoluzionarie. “Eroica, folle, visionaria: ho chiamato così il mio romanzo per cercare di dare giustizia alle donne.” Se i primi grandi folli visionari furono gli uomini, ora è giunto il momento di permettere alla donne di prendersi i loro spazi e le loro rivincite. 

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