Cronache, Internazionale Ferrara 2023

La rivoluzione è donna


Jolanda Sicco, Martina Anna Fricchione, Chiara Flori

Liceo V. Alfieri, Liceo L. Ariosto - Torino, Ferrara

Il termine “rivoluzione” è stato posto sotto i riflettori del Festival di Internazionale a Ferrara. Ma di cosa è fatta una rivoluzione? Di cambiamenti repentini e stravolgenti?  Non solo, anche di piccoli e quasi impercettibili trasformazioni del modo di pensare. Proprio su questi ultimi si sono concentrate le giornaliste di Internazionale, Catherine Cornet e Francesca Gnetti, per discutere di rivoluzione femminile durante l’evento tenutosi presso il cortile di Palazzo Naselli Crispi, domenica 1 ottobre.

I racconti delle due giornaliste hanno portato il pubblico a viaggiare attraverso il Medio Oriente, narrando le diverse forme di protesta con cui le donne arabe esprimono il loro dissenso verso i regimi politici.

La prima tappa è in Iran con, l’ormai nota a tutti, storia di Mahsa Amini, uccisa dalla polizia religiosa per aver indossato in modo scorretto il velo. In particolare sono due le giornaliste che hanno dato voce a questa vicenda: Elahe Mohammadi, presente in ospedale al momento della dichiarazione della morte della giovane, e  Niloofar Hamedì, l’unica giornalista che ha assistito al funerale di Amini e ha documentato la prima forma di protesta “Donna Vita Libertà”.

L’itinerario prosegue verso la Siria: partendo dal documentario For Sama, realizzato da Waad al Kateab, Cornet ha raccontato la resistenza degli ospedali di Aleppo ai bombardamenti russi del 2016. La giornalista siriana, inoltre, ha portato il suo messaggio di lotta anche sul red carpet degli Oscar, indossando un vestito su cui erano ricamate a mano le parole: “Noi abbiamo osato sognare e non rinnegheremo mai la dignità”.

Raggiungendo l’Egitto, si incontra una forma diversa di rivoluzione, quella sessuale. La giornalista Gnetti, a tal proposito, ha presentato la fondatrice dell’account Instagram “thisismotherbeing” e il suo impegno nelle vesti di educatrice sessuale: parlare di sessualità, maternità e gravidanza, per l’attivista egiziana, significa superare una lunga serie di pregiudizi generazionali, dunque dare avvio a un’altra forma di rivoluzione.

Questo viaggio, inoltre, ha insegnato al pubblico che non sempre portare avanti le lotte significa usare la forza e l’imposizione: come dimostra l’attività di Amy Roko, rapper e comica araba, infatti, a volte si può puntare su forme di rivolta come l’ironia. L’attivista, per esempio, sostiene i propri valori ballando, cantando e pubblicando video divertenti finalizzati a denunciare le ingiustizie del suo paese. 

Ognuna di queste storie non rappresenta di per sé una rivoluzione, ma uno dei tanti anelli della lunga catena che, presto o tardi, porterà alla realizzazione di tutte le nostre speranze.

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