Tra gli incontri della mattinata del 19 maggio il Salone del libro ha ospitato la prima delle 3 lezioni su Narciso con Massimo Osanna, intervistato dalla scrittrice Valeria Parrella, archeologo che si è occupato del Progetto Pompei.
Il focus dell’incontro è stato proprio il sito archeologico di Pompei, visto e interpretato come specchio, tema del Salone di quest’anno.
Pompei infatti è un pezzo di storia che non è mai stato visto invecchiare perché si è conservato così com’era e proprio questo fa sì che possa essere uno specchio, un mezzo di conoscenza del mondo antico, dell’intimità domestica e di scoperta dell’altro che diventa automaticamente scoperta di noi stessi.
Dopo aver parlato di una serie di scavi e reperti ritrovati, l’archeologo si è soffermato sul mito di Narciso, un mito inizialmente locale che è stato poi reso famoso da Ovidio nelle Metamorfosi ma a cui sono state date diverse interpretazioni, si parla infatti di mitologemi, e non di miti, quando la storia viene modificata e reinterpretata più volte.
Sempre a Pompei è stato riscoperto un affresco che vede protagonista proprio Narciso, probabilmente con l’intento di esaltare il corpo maschile, da sempre messo in risalto rispetto a quello della donna.
A conclusione dell’intervento è stato letto e commentato un sonetto di Rilke, scrittore e poeta austriaco, nel quale Narciso è visto come un profondo conoscitore di se stesso
che specchiandosi non riesce a riconoscersi e perciò è costretto a cambiare.
Questo dunque: questo esce da me e si dissolve
nell’aria o nella sensazione delle forre,
questo lievemente mi sfugge e già non è più mio
e splende, ché non incontra inimicizia.
Questo da me si leva incessante e fugge via,
non voglio perdermi, aspetto, indugio;
mentre fretta hanno tutti i miei limiti;
erompono e fuori sono già via.
È stata un’interessante reinterpretazione del mito, della bellezza e dell’archeologia.
