Laboratorio, Oltre la notizia

Educare alla verità: combattere le fake news nel mondo digitale


Alessia Michelle Burgos Zabala, Anna Viola Coppo, Rebecca Fineschi, Giulia Masullo, Lidia Rossi, Alice Villa

Liceo Classico "A. D'Oria" - Genova

Esplorando il labirinto delle Fake News: la stimolante lezione di Mario Garofalo sull’importanza della critica per evitare le trappole dell’informazione distorta, nonostante i vari ostacoli a cui la nostra stessa mente può metterci davanti. 

Prendendo come esempio alcune delle più famose fake news, il giornalista ha affrontato i vari pericoli legati alla misinformazione e disinformazione. 

Le fake news possono svolgere un ruolo importante in vari ambiti: dalla politica, come nel caso delle elezioni americane, sfruttate da Trump per ottenere voti, alla salute pubblica, come teorie di complotto sviluppatesi durante il 2020 riguardanti il covid-19. 

Perché le fake news sono così diffuse? 

Tempo fa, le notizie erano diffuse solo attraverso i mass media, i giornali e da professionisti, quindi la comunicazione era “Uno a molti”. Oggi invece grazie ai social media anche persone non competenti possono esprimere la propria opinione creando una comunicazione “Molti a molti”. Se questo da un lato democratizza le opinioni, dall’altro rende la comunicazione meno affidabile.

Perché le notizie false hanno una rapidità di diffusione maggiore di quelle vere?

Semplicemente le bufale suscitano nelle persone sentimenti molto più forti, come paura, disgusto, tristezza e sono perciò soggetti a condividerlo con più persone. Di conseguenza si crea “l’effetto domino”. 

Un esempio è quello di Eric Tucker, il quale aveva condiviso sul suo profilo Twitter una foto in cui ci sono due pullman parcheggiati nel giorno di una manifestazione contro Trump e quindi fa pensare che siano pagati da Hillary Clinton con lo scopo di raccogliere manifestanti e portarli a Austin, in Texas. La notizia, pur avendo solo 40 follower, è stata condivisa per ben 16.000 volte, su Facebook 450.000 tanto da diventare un vero e proprio caso politico. La notizia è stata successivamente smentita da Tucker, ma la smentita è stata retwittata solo 29 volte, a causa della miopia metacognitiva, per la quale le persone tendono a credere alle informazioni che ricevono anche se sono segnalate come false. 

Come si verificano le notizie? 

Una regola molto importante è quella di porsi sempre domande e avere dubbi. Difatti un buon giornalista deve sempre ascoltare le due parti o più del dibattito, accertarsi della veridicità delle fonti tenendo presente che ne esistono di tipo più e meno autorevole. Se da una parte è necessario ascoltare tutti i testimoni coinvolti, dall’altra bisogna ricordare che rispetto alle fonti ufficiali possono essere influenzati da quello che è stato riferito a loro o da altro. 

Qual è l’interesse di chi diffonde le fake news? 

Come abbiamo detto in precedenza possono essere collegate a motivi politici ma anche a semplice scopo lucrativo. Vengono addirittura creati siti appositi per diffondere fake news ottenendo tanti click e di conseguenza soldi per le pubblicità che sono presenti all’interno di questi siti. 

Il motivo della diffusione può essere anche puramente involontario, come l’esempio di Tucker, poiché l’errore era causato da ignoranza e non da un fine personale. Infine bisogna considerare che i social tendono a mostrare contenuti che generano più interazioni indipendentemente dalla loro accuratezza. 

Nella lezione tenuta da Mario Garofalo sono stati anche citati i bias cognitivi . 

Ma cosa sono? 

I bias cognitivi ci trasportano involontariamente verso determinate notizie che, seppur false, attirano la nostra attenzione per appartenenza o interesse.

Qualche mese fa abbiamo approfondito l’argomento vedendo nello specifico ogni tipologia di bias:

bias di ancoraggio (punto di ancoraggio del giudizio per la prima esperienza fatta riguardo una certa cosa e che influenza l’approccio alle prossime), bias emotivo (include tutto ciò che tocca la nostra sfera emotiva incidendo sul giudizio imparziale), b

ias di incertezza (trasporta la persona alla scelta di situazioni più stabili, sicure e ben definite piuttosto che altre più incerte), bias di appartenenza (in base ad un’appartenenza sociale, etnica, famigliare, emotiva, ecc. siamo più o meno attirati da un giudizio piuttosto che da un altro), bias di conferma (tendenza ad assegnare un significato alle informazioni sulla base di come vorremmo che fosse la realtà più che su come effettivamente sia la realtà stessa) e bias dell’ovvietà (implica il ragionamento solo dal nostro punto di vista dando per scontato che il nostro pensiero sia comune agli altri).

La conoscenza dei bias cognitivi non solo ci rende consapevoli delle trappole della nostra mente, ma ci spinge anche a esaminare criticamente le informazioni che riceviamo. In un mondo in cui i giornalisti spesso sfruttano questi tranelli per catturare l’attenzione del pubblico, diventa essenziale esercitare un pensiero critico e analitico. Solo così possiamo proteggerci dall’influenza di notizie false o distorte e mantenere un approccio più obiettivo e razionale verso il mondo che ci circonda.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *