Adotta uno scrittore 2022

Sono un ergastolano ostativo


Studente ristretto - Casa di reclusione Morandi Saluzzo


Sono un ergastolano ostativo

Ho 59 anni. Ho trascorso in carcere la metà della mia vita.

Nel marzo del 2010 sono giunto a Saluzzo.

Sono arrivato qui al Morandi con un diploma carcerario e ho cercato subito di iscrivermi in università… per diversi motivi non ci sono riuscito. Per fortuna l’anno successivo è iniziato il corso scolastico del liceo artistico “Soleri – Bertoni” ed ho colto subito l’opportunità di iscrivermi.

Da quel momento in poi ho frequentato tutto il quinquennio conseguendo il diploma con il massimo dei voti,100. In tutto il percorso in questo carcere – oltre ad aver partecipato attivamente a molti progetti scolastici e anche extrascolastici, ho trovato molto importante quello con “Cascina Macondo” del maestro Pietro Tartamella, promotore di un progetto europeo denominato “PAROL” che ha coinvolto istituti penitenziari in diverse nazioni d’ Europa.

Dopo il conseguimento del diploma ho continuato a frequentare come uditore lo stesso liceo artistico per dare il mio supporto agli altri studenti ed anche per arricchimento personale, infine la nuova opportunità che è nata in istituto con l’apertura del polo universitario mi ha dato modo di iscrivermi per continuare il mio percorso di crescita.

Attualmente continuo a frequentare il liceo con la stessa passione di sempre, nel pomeriggio mi dedico allo studio universitario.

Durante il mio trascorso in diversi istituti carcerari, che ha attraversato gli ultimi tre decenni, (anni 80 – 90 e parte del nuovo millennio) era impensabile il verificarsi di certi eventi  culturali, il mondo-carcere era un mondo parallelo, impenetrabile, escluso alla cittadinanza. Il crearsi di progetti come ADOTTA UNO SCRITTORE ha ribaltato questa condizione di isolamento dalla società civile, cui ha contribuito molto anche la scuola: si è costruito un ponte stabile, ci è stata regalata la possibilità di integrarci con la cittadinanza attiva, la opportunità di confrontarci con le nuove generazioni, ricevendo una ventata di freschezza all’interno di un ambiente dove gli unici argomenti erano giudiziari… ci è stata offerta l’opportunità di non sprecare il tempo che trascorriamo qui e di utilizzarlo per migliorare noi stessi.

Incontrare persone di cultura ci ha proiettati nelle vite degli altri, ci ha fatto conoscere storie diverse e vedere le cose da altre prospettive, ci ha fatto constatare che nelle sezioni gli argomenti di discussione non sono più solo i procedimenti penali, i problemi giudiziari, ma diventano conversazioni su un’opera d’arte, un testo di letteratura o sui problemi umani e personali di ciascuno di noi perché è nata una nuova apertura mentale. Questo insieme di fattori credo faccia vivere in modo differente la monotona quotidianità delle giornate in carcere, ci ha fatto prendere coscienza che “guardare il mondo con occhi diversi” dà più consapevolezza sul proprio vissuto.

Anche quando i testi scolastici e i libri da leggere non sono del genere preferito o non incontrano i nostri gusti, val la pena comunque di leggerli, perché molte volte al loro interno si trovano spunti di riflessione interessanti: studiare e leggere fa bene alla mente, ti toglie qualche certezza e qualche pregiudizio.

L’opportunità di confronto con gli scrittori e con gli insegnanti nel laboratorio che frequento da dieci anni mi ha dato modo di capire i contenuti dei libri in modo più profondo, e di comprendere significati che non avevo colto alla prima lettura. In tutte le edizioni di ADOTTA UNO SCRITTORE che ho attraversato nel corso di questo decennio si sono sviluppate tematiche di ogni tipo, come immigrazione, criminalità, solitudine, il fatto che la scuola deve garantire uguaglianza, pari opportunità di genere e di orientamento sessuale. Quando abbiamo saputo della morte di Alessandro Leogrande, la notizia ci ha colpiti come quella della morte di un amico. Il  non facile dibattito sul tema del DIVERSO all’interno del laboratorio ha avuto a mio parere una evoluzione positiva grazie al confronto spesso acceso ma costruttivo che si è creato in tutto il percorso.

La mia prospettiva futura? Meglio non guardare troppo in avanti, i desideri sono una cosa, purtroppo la realtà è tutta un’altra storia. Gli eventi degli ultimi anni non hanno lasciato tanto spazio a programmi futuri, la pandemia ha sconvolto le aspettative di tutti e ne paghiamo ancora le conseguenze, l’invasione dell’Ucraina sta trascinando tutto il mondo verso il baratro… nonostante le decine di conflitti sparsi per il mondo nessuno si aspettava il ripetersi di eventi uguali a quelli che hanno prodotto le guerre mondiali, la storia non ha insegnato niente! Più che il mio futuro credo che sia in pericolo il futuro di tutta l’umanità.

Per mia natura sono una persona che pensa positivo e quindi nutro sempre la speranza di poter riprendere un nuovo percorso di vita, e in un certo qual modo l’ho intrapreso, anche se non mancano i momenti di scoramento… per fortuna la speranza è nata da poco grazie alla Corte Costituzionale: prima ci era preclusa ogni possibilità e quindi moriva anche la speranza.  Inizia adesso a livello giudiziario un cammino lungo e laborioso nel tentativo di riscattarsi e dimostrare-dopo tanti anni-di essere diventato “persona diversa”, più consapevole degli errori fatti: il tempo cambia tutti… ma non è operazione facile. Nella teoria le cose sembrano cambiare, nella pratica il percorso che si fa con  gli operatori addetti a valutare la personalità del soggetto in questione risulta sempre stagnante, ti ritrovi a sbattere in un muro di gomma! Se si guarda solo il trascorso giudiziario della persona, difficilmente si potrà giungere ad esprimere un giudizio favorevole: è lampante la carenza di personale che deve operare in questo senso (si tenga conto che in questo istituto pochissimi educatori devono occuparsi di più di quattrocento persone)… sembra evidente che è un compito impossibile. Quanti anni ci vogliono per valutare la personalità di un soggetto? Si guarda con criterio il percorso che ognuno ha fatto e sta facendo durante la sua carcerazione? Oppure, di “rilevante ai fini di aver l’opportunità di reinserimento nella vita civile” c’è solo il curriculum criminale??? in queste condizioni difficilmente si riuscirà ad ottenere la possibilità di uscire da qui dentro.

In uno stato civile non si può negare a nessuno la possibilità di avere un futuro nuovo e nutrire la speranza di far diventare  un giorno REALTA’ quella speranza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *