Gaia Rayneri ha attraversato la sua prima fase di successo nel 2009 con “Pulce non c’è”, pubblicato da Einaudi e da cui è stato tratto l’omonimo film. Durante la XXXIV edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, esordisce con “Un libro di guarigione”, un’opera in cui racconta il suo percorso di accettazione e convivenza con il suo disturbo borderline di personalità.
Il suo è un viaggio introspettivo, che narra di come sia importante cercare di vedere la vita e i propri problemi da un altro punto di vista, per poter raggiungere la guarigione e la comprensione di se stessi e degli altri.
In questo libro, Gaia Rayneri si apre completamente al lettore, mettendo nero su bianco le proprie emozioni e i suoi stati d’animo riguardo se stessa e il proprio percorso durante gli anni; bisogna infatti sottolineare che la stesura di questo testo ha richiesto all’autrice ben dieci anni, durante i quali persino il concept del libro è mutato radicalmente: in principio, doveva essere un “manuale” su come convivere con un disturbo borderline della personalità. Nonostante la sua vita non sia stata affatto semplice (è infatti tutt’ora reduce dalla recente perdita del padre) Gaia afferma di essere una persona felice, comprendendo che l’essere felice significa accettare anche l’eventuale dolore che si prova tutti i giorni.
Nel suo libro spiega come è riuscita a raggiungere questo stato d’animo, andando ad affrontare tematiche e argomenti controversi e, talvolta, molto criticati dalla nostra società considerata molto spesso troppo cinica.
La sua visione della vita è spirituale ma non religiosa, ma “spirituale” nel significato lato del termine, in cui la felicità e la serenità vanno cercate nel confronto senza pregiudizi con gli altri e con se stessi.
Il suo lavoro è un’opera che fa riflettere, come abbiamo potuto vedere durante la presentazione di quest’ultima, capace di smuovere le certezze che anche le persone più concrete possiedono.