«A me piacciono le storie che permettono al lettore di inserirsi nella storia». Enrico Galiano, scrittore e docente, presenta oggi Felici contro il mondo, edito da Garzanti, sequel di Eppure cadiamo felici. Ritroviamo in esso la protagonista Gioia, impegnata ad affrontare la sua nuova vita dopo aver lasciato la scuola.
L’abbandono scolastico è infatti una delle tematiche più delicate affrontate nel libro. «Perché i ragazzi, ad un certo punto del loro percorso, decidono che la scuola non è più adatta a loro?» chiede l’autore alla sala gremita di studenti. L’Italia è fra i Paesi che registra uno dei tassi di abbandono scolastico più alti in Europa: circa il 13% degli alunni non arriva a conseguire il diploma. Ma, per spiegare questo tasso, non bisogna cadere nella semplificazione.
La matrice dell’abbandono scolastico è spesso psicologica: i ragazzi vedono l’ambiente scolastico come di ostacolo per la loro volontà di esprimersi. A ciò si aggiunge lo stigma verso la salute mentale, che si traduce nella sfiducia verso sportelli psicologici o figure di ascolto adulte. «Bisogna normalizzare il fatto di non essere sempre felici, riconoscendo quando non si sta bene e valorizzando anche le emozioni negative» dice Galiano.
In queste situazioni risulta fondamentale il ruolo dell’insegnante, che deve essere in grado di cogliere il disagio personale dello studente e intervenire laddove sia necessario.
Il ruolo dell’insegnante è quindi vicinissimo a quello dello scrittore: entrambi sono responsabili di un’educazione intesa nel senso etimologico di “tirare fuori”, dal latino “ex-duco” . È, dunque, l’insegnante che deve guidare lo studente nel percorso di conoscenza e accettazione di sé e delle proprie potenzialità.