Oggi 8 ottobre, presso l’oratorio San Filippo, la scrittrice e filosofa Michela Marzano, intervistata da Simonetta Sciandivasci, ha presentato il suo ultimo libro “Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa” edito da Rizzoli.
Il consenso è l’argomento cardine, definito con l’espressione zona grigia, dove si trovano desiderio e consenso apparentemente difficili da sondare e dove ci si rende assenti da colpe e responsabilità.
La storia di Anna, protagonista del romanzo, vuole essere espressione delle esperienze di tutte le donne, e non di tante donne, in quanto siamo tutti direttamente coinvolti nella “società dello stupro“.
In particolare, dice che ciò che l’ha spinta alla condivisione di questa storia è stata l’opposizione degli uomini stessi. L’obiettivo è creare una relazione di sorellanza tra le donne e trovare la soluzione contro la cultura dello stupro proprio nel dialogare e divulgare le storie e le esperienze delle vittime.
Un altro punto importante su cui Michela Marzano si è soffermata è stata la giustizia riparativa: alla violenza non si deve rispondere con la violenza ma con la scrittura riparativa, con la cultura e la letteratura.
La donna spesso cede (e non consente) per sfuggire al terrore dell’invisibilità, per sentirsi preziosa e importante agli occhi di qualcun altro; c’è però un deficit nello sguardo degli altri che spesso sfocia nel cedimento e non nel consenso. Si finisce poi con un senso di autocolpevolizzazione e vergogna nel definirsi vittime:”è stata colpa mia? Non dovevo vestirmi così?”. Il consenso dovrebbe essere espressione di autonomia ma se si restringe la propria libertà diminuisce l’autonomia e di conseguenza il consenso.
Come una tazza di tè preparata da un’amica, se non si ha più voglia, ci si deve fermare anche se si ha detto “si grazie” e non deve essere una colpa.