Laboratorio, Un libro tante scuole

Sole, giallo, oro


Rita Gaviraghi

IIS Dalla Chiesa, docente della classe 5AL - Sesto Calende

Nome Scuola

IIS Dalla Chiesa, docente della classe 5AL

Città Scuola

Sesto Calende

Una cosa che ti ha colpito

La connessione che ho espresso nell’articolo

Un’altra cosa che ti ha colpito

La pluralità di altre connessioni che si possono sviluppare a partire dalla lettura del romanzo

Una frase del libro da conservare

Frequentare il futuro

Se questo libro fosse una canzone

Domani

Nell’abbazia di San Donato di Sesto Calende (Va), proprio fuori dall’edificio scolastico in cui insegno da più di vent’anni, mi capita spesso di entrare ad ammirare l’affresco della così detta Madonna dei Limoni.
In questi giorni l’ho fatto più e più volte, mentre rileggo Sostiene Pereira di Tabucchi, quasi attirata dalla curiosa analogia esistente tra le pagine del romanzo che ho tra le mani, le riflessioni da buon cristiano del protagonista, la ricerca di una nuova direzione da imprimere alla sua vita e la presenza costante delle limonate che Pereira sorbisce.
Ricordo anche che una descrizione del suddetto affresco, realizzata da studenti di qualche anno addietro, della medesima scuola in cui insegno, mi è rimasta molto cara, trovandola io assai esplicativa del significato della scena:

‘La Madonna dei Limoni

Una Maestà: la Vergine tra i Santi Sebastiano, Giovanni Battista, Cristoforo, Rocco, […]
Quanti artisti, nella Maestà, recitano lo stesso messaggio!
Ma allora perché questo dipinto ci attrae misteriosamente, quasi fosse anche un po’ nostro?
Forse perché Maria non è una regina […] E quel poggio su cui siede la Madonna, così, semplicemente, […] non assomiglia forse alle colline… alle nostre colline?
Infine, contro il cielo, si aprono i rami frondosi della pianta dei limoni, […] perché quei limoni, qui?
Per ricordarci che in ogni terra[…] è possibile coltivare la speranza, raccogliere la gioia, gustare la pace.’

[Da Il confine. Immagini di Sesto Calende, a cura delle classi 5AL e 5BL del Liceo Scientifico C.A. Dalla Chiesa, a.s. 2006-2007]

Speranza, gioia, pace: non sono forse i valori per cui Pereira cambia, prende coscienza, soffre e combatte?
Speranza: quel ‘frequentare il futuro’ del capitolo 20, ripetuto almeno tre volte nel finale del discorso del dottor Cardoso.
Gioia: Pereira ‘si sentiva bene, rilassato, fresco’ dopo quella nuotata nell’Oceano, al capitolo 14.
Pace: finalmente un po’ di calma, dopo le ‘cose turche, dottor Pereira, […]cose turche’ come dice il cameriere Manuel o ‘il disastro, chiese Pereira, che disastro?’ a cui l’Europa, il mondo tutto sta andando incontro, in quell’estate del 1938.

E allora io credo che nel silenzio dell’abbazia, nel fresco delle sue mura antiche e sotto le sue volte, la Madonna dei Limoni sia lì a ricordarci il messaggio positivo già individuato dai giovani autori del passo sopra citato.

In accordo poi con le parole di Eugenio Montale, che de I limoni, fa il suo testo programmatico, mi spingo, nell’ombra della chiesa, a cercare conferma del senso di questo simbolo giallo e vivace.
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
[…]
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s’abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
[…]
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.

Mi sembra in queste strofe di riconoscere la diversità del poeta rispetto alla massa che va in direzione opposta, come fa Pereira. Quante volte nel libro di Tabucchi troviamo il condizionale, quell’avrebbe voluto…, rispetto a come le cose sono andate davvero! E quei ‘ma’, ‘invece’, tutti all’opposizione: a me paiono la stessa cosa dell’ ‘Io, per me…’ di Montale.
Inoltrarsi nella natura, nella vita, ad esplorarne il mistero, a cercarne il significato profondo, aspettando che le cose tradiscano il loro ultimo segreto: non è quello che il placido protagonista osa fare dopo il cambio, l’evento che modifica il corso della sua esistenza?
Ed infine, scoprire il colore giallo, energetico, vivace dei limoni, gustare il succo della vita, il profumo delle esperienze: il gelo del cuore si scioglie, risuonano finalmente le trombe d’oro della solarità a risvegliarti dal sonno che dormivi.
Viva la Vita!, sembra dirci Pereira. Ha scritto Viva la Francia!, ma forse voleva dire qualcosa di ancora più forte.

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