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Sostiene Pereira è un libro molto interessante, che ti tiene incollato alle pagine per seguire la metamorfosi del personaggio. Pereira è un uomo solo sui sessant’anni, che, dopo la morte della moglie, si abbandona a sé stesso e rimane intrappolato nella sua stessa pigrizia; l’unica cosa che riesce a risollevarlo è la sua limonata molto zuccherata, presa una o più volte al giorno al bar Orquidea, uno dei tanti punti fermi della sua vita monotona. Egli attraverso le figure incontrate nel suo percorso prende pian piano coscienza della situazione politica che lo circonda e della vita che sta conducendo. Quando si rende conto, infatti, che non può andare avanti “coltivando memorie” (come gli dice l’amico di gioventù, Silva), decide di dare una svolta alla sua vita prendendosi maggiormente cura di sé e assecondando il nuovo “io egemone”. Questo infatti, secondo la teoria della confederazione delle anime, propostagli dal dottor Cardoso, sta lottando per liberarsi, cercando di imporre “il proprio comando” sulla mente del giornalista.
Questa teoria ci ha ricordato molto il romanzo di Luigi Pirandello Uno, Nessuno e Centomila, in cui il protagonista ha continui conflitti interiori con le personalità che emergono pian piano all’interno del suo animo. Come l’ego di Vitangelo Moscarda, il nuovo “io egemone” di Pereira è propenso al cambiamento, mentre egli, come dice il dottore, “vive proiettato nel passato” (come si può notare anche dalle conversazioni col ritratto di sua moglie) e deve dunque provare a liberarsi di esso, come riuscirà a fare con l’ultimo atto di coraggio finale: descrivere dettagliatamente il brutale omicidio di Monteiro e denunciare la situazione politica in Portogallo per poi cambiare identità e abbandonare il Paese.
“Tutti noi, di tanto in tanto, abbiamo bisogno di un tuffo nella libertà e nella novità, dopo di ché routine e disciplina sembreranno piacevoli per contrasto”. André Maurois