Cime tempestose 2024, Laboratorio, Un libro tante scuole

L’arte di essere fragili in “Cime tempestose”


Vito Pascullo Classe IV A Cambridge

Liceo Scientifico "Galileo Galilei" - Bitonto - Bari

Nome Scuola

Liceo Scientifico "Galileo Galilei"

Città Scuola

Bitonto - Bari

Nel cuore selvaggio delle lande desolate dello Yorkshire, dove i venti sibilano con un’urgenza ancestrale tra le cime scure dei monti e i cieli si tingono di un grigio cupo che sembra inghiottire l’anima stessa del paesaggio, si svolge un’epopea che non è solo sfondo di miti o leggende, ma tratteggia mirabilmente l’immagine di un’umanità straziata, lacerata da passioni travolgenti e di tormenti interiori che generano inquietudine e un tono malinconico, come riflettendo la desolazione del paesaggio nell’introspezione dei personaggi, che accompagna l’intero romanzo, facendo aleggiare questi toni tra le pagine del libro. 

In rilievo su questo scenario impetuoso emerge la figura enigmatica di Heathcliff, un uomo dalle origini oscure che ha conosciuto il dolore fin da bambino e non lo ha mai più abbandonato, vittima di un amore impossibile, non corrisposto che ha spinto il “miser”, come definiva Catullo coloro che vivevano travolti dall’esperienza totalizzante del sentimento d’amore non corrisposto, a colmare la fiamma ardente nel suo cuore, una fiamma che lo ha spinto a cercare disperatamente l’affetto e il riconoscimento, ma che allo stesso tempo lo ha consumato dall’interno, trasformandolo in un’anima inquieta in cerca di pace, come fosse travolto dalla bufera infernale di Paolo e Francesca che non lascia un attimo di tregua o accenna a diminuire d’intensità ferina. 

Il conflitto interiore di Heathcliff, ossia la lotta tra il desiderio di amore e il bisogno di vendetta, tra la speranza di trovare un luogo nel mondo e la consapevolezza della propria finitezza, ricorda il pensiero del circolo dello “Sturm und drang” tedesco e dell’ideale foscoliano del ricercare un approdo sicuro, ovvero la patria, ritrovare un senso di appartenenza forte e indissolubile, rivolgendo il cuore verso una tensione oscura che desidera bramosamente l’infinito, in una condizione di “streben”. L’uomo è intrappolato in un vortice di emozioni contrastanti.

La “Divina Commedia “ aiuta a cogliere  a pieno la condizione di Heathcliff che fugge dalla propria condizione come fosse un’anima penitente che ascende al maestoso ed insormontabile “Monte Ventoso”, da Petrarca, alla ricerca della salvezza eterna, concedendosi alla serenità e alle meraviglie dell’Eden, ponendo rimedio alle pagine infuocate di “Cime Tempestose”, fuggendo dalle battaglie interiori e dai tormenti di un uomo che cerca disperatamente di trovare il suo posto nel mondo, come un Jacopo Ortis o un Werther delusi sia sul piano privato, ovvero una mancata corrispondenza con una donna amata, sia sul piano pubblico, traditi dalla loro stessa patria e in maniera più significativa insegnando a non concedersi al diletto e all’annullamento nichilistico della morte, ma di superare le ferite e di guarire il cuore spezzato.  

È un romanzo che ci parla delle fragilità, come “Nell’arte di essere fragili” di D’Avenia, in cui si abbatte il tabù sociale della fragilità, vista come un difetto e un aspetto negativo; è un romanzo che ci parla delle contraddizioni dell’animo umano, che costringe a combattere i dissidi interiori in ogni modo possibile, non piegandosi ad esse, ma offrendo la speranza che, anche nelle tempeste più oscure, si può ritrovare la luce e la redenzione. 

 

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