Cronache, Salone del libro 2021

“Non posso continuare, continuerò”. Storia della partita più lunga della storia


Alessia Ferraris, Francesco Fraccascia, Liceo Alfieri


Sandro Veronesi, scrittore italiano ha presentato il suo nuovo podcast, disponibile su tutte le piattaforme, Gravity

La gravità vince sempre” cantano i Radiohead, ed è vero. Ma ci sono momenti nei quali sembra non essere così. Lo sport è in grado di creare le bolle nelle quali sembra possibile che l’uomo si sottragga alla sua tirannia, e sono momenti indimenticabili, e sono materia di racconto.”

Gravity racconta la storia di ciò che accadde dentro e fuori il campo da gioco durante una partita di tennis svoltasi a Wimbledon nel 2010. Si tratta della partita più lunga della storia, durata 11 ore e 5 minuti, distribuiti su 3 giorni, tra John Isner e Nicolas Mahut.

Veronesi ha scelto di raccontare quell’incontro oralmente, tornando alla letteratura delle origini. Ha comunque ricordato che tutta la sua precedente esperienza di scrittura gli è servita per costruire lo scheletro di questo progetto. Ha inserito inoltre altre voci aggiuntive alla sua e i rumori che permeano la nostra realtà, elementi che definisce la vera potenza di questo prodotto multimediale. Il punto di partenza di Veronesi è stato il fatto di rendersi conto che nel mondo, mentre si stava disputando quell’incontro, stavano succedendo altri avvenimenti: un generale americano veniva licenziato da Obama in persona dopo aver ironizzato su di lui e Biden e la nazionale italiana di calcio era stata eliminata nei Mondiali in Sudafrica.

Nel podcast lo scrittore mette in luce anche le torture a cui gli americani sottoponevano i talebani per poter ottenere da loro informazioni utili sui loro piani: utilizzavano lo stesso account su Gmail scambiandosi messaggi nelle bozze in modo che non potessero essere rintracciati. Questo elemento ha permesso agli USA di riuscire a trovare Osama Bin Laden, ritenuto il mandante delle stragi dell’11 Settembre. 

Un altro argomento che viene affrontato è “come sia stato possibile che due persone abbiano giocato 11 ore e 5 minuti?”. La risposta sta nel modo di giocare dei due tennisti: essi infatti si scambiavano colpi veloci, basandosi sullo stile di gioco base che consisteva nel cercare di fare punto già al servizio. Per queste ragioni questo incontro è entrato nella storia e i due sono considerabili entrambi vincitori.

Il podcast di Veronesi crea un ipertesto che induce l’ascoltatore ad approfondire alcune tematiche. Ugualmente il tennis. Questo sport infatti crea una perfetta geometria, la medesima che serve per creare un ordinamento affettivo. 

Altra analogia tra i due mondi è la ritualità che i tennisti come gli scrittori hanno: Djokovic e Nadal prima di ogni match fanno sempre le stesse mosse, allo stesso modo Veronesi racconta di come tutte le volte che scrive una frase che gli piace sente la necessità di alzarsi dalla scrivania e di andare alla finestra.  

Ci sono momenti nella vita di chi deve comporre in cui c’è bisogno di una “dose incontrollata di irrazionalità” la stessa che probabilmente ha fatto continuare a giocare John Isner e Nicolas Mahut.

Ma in fondo, citando Samuel Beckett, “Non posso continuare, continuerò”. 

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