Lunedì 18 ottobre, si è tenuto alla Sala Capitol di Pordenone un altro degli incontri organizzati da Dedica festival per Paolo Rumiz.
Mario Arcari, musicista di formazione classica, a cui piace sperimentare tutti i generi, diplomato in oboe nel 1977 al conservatorio di Milano, ha accompagnato con le sue musiche Massimo Somaglino, attore dal 1979, protagonista di innumerevoli spettacoli nella presentazione del romanzo “Il ciclope”. La musica alternata alla recitazione richiamava il vento e le onde del mare ma anche l’inquietudine e solitudine che ha provato Rumiz all’inizio dell’esperienza. Nella recitazione, Somaglino ha messo tutto sé stesso per trasmetterci al meglio tutte le emozioni e le sensazioni che quel mitico libro racchiude nelle sue pagine. Nella loro messa in scena, non sono mancati i temi principali che Rumiz ha sviluppato nel suo libro: frugalità, trovare il benessere nel poco a disposizione, l’importanza del viaggio statico e i vantaggi nel dedicare del tempo al proprio ego.
“In questo posto mi sento il re, però allo stesso tempo prigioniero.” I fatti del Ciclope sono accaduti in una piccola isola, il cui nome e ubicazione sono tenuti segreti per volere dell’autore, in modo da stimolare il lettore interessato a scoprire il luogo di tale storia. Viene data soltanto la forma di questa isola: “uno scoglio a forma di lucertola, dove si trova una sola e unica strada per il mare senza beccare una ripida scogliera. Esatto, c’era una spiaggia, però, la superficie di essa è fatta interamente in ciottoli e non c’è alcun modo per attraccare la barca e per sbarcare bisogna saltare e pregare che tu non cada in mare facendolo.”
Ciascuno ha una propria isola ed è l’immaginazione a scoprirla.