“Fame, paura di restare uccisi sotto le bombe, terrore, urla e pianti” questo è quello che si vive durante una guerra ed è il tema principale affrontato da Pino Pace e Tatjana Giorcelli in “Lo Zaino del Partigiano” (Il Battello a Vapore)
Gli autori ci raccontano l’Italia del 1943: uomini e donne che non volevano andare a combattere con i nazifascisti, e per questo salivano in montagna soltanto con uno zaino in spalla. Poche erano le cose che si portavano dietro per sopravvivere, ognuna però aveva un significato specifico: i calzettoni, ad esempio, servivano a riscaldare e rappresentavano la resistenza civile; il fazzoletto rosso o azzurro era il simbolo della brigata Garibaldi o Badoglio; fogli di carta e mozziconi di matite servivano sia ad occupare i tanti momenti di noia sia ad insegnare la scrittura agli analfabeti. Un ruolo fondamentale era rivestito dalle “staffette”, ragazze che portavano lettere e messaggi segreti dalla città ai partigiani rischiando la vita.
Questi fatti storici vengono raccontati in modo semplice ma allo stesso tempo coinvolgente per i ragazzi di oggi, trasmettendo i valori dell’antifascismo e della libertà.