Cronache, Pordenonelegge 2023

Le ultime sigarette: l’invenzione di Zeno


Elisabetta Fort

Liceo M. Grigoletti - Pordenone

Domenica 17 settembre 2023, Riccardo Cepach ha presentato insieme a Mauro Covacich i suoi due libri, “Le Ultime Sigarette” e “La Funzione S.”, entrambi riguardanti Italo Svevo e la sua più grande invenzione: Zeno. Mauro Covacich ha presentato Riccardo Cepach come “la persona più adatta e preparata per parlare di Italo Svevo”, poiché l’autore è il responsabile del Museo Svevo e del Museo Joyce a Trieste, dov’è nato e cresciuto.

L’intervista comincia con una domanda sulla “continuità” dell’opera di Svevo, dove l’autore individua un meccanismo esclusivo che può essere rintracciato in ogni sua opera: la struttura portante della narrazione è caratterizzata dalla presentazione della verità da parte del personaggio principale, la quale viene poi smentita dal narratore extradiegetico. In “La Coscienza di Zeno”, il protagonista racconta di sé al dottor S., e tutto ciò che scrive nel manoscritto viene messo in discussione dalla prefazione del dottore, dove quest’ultimo mette in guardia il lettore dalle parole dell’autore del manoscritto, in quanto pazzo e bugiardo. Questo è ciò che viene raccontato da Cepach in “La Funzione S.”, in quanto questo meccanismo innestato dal dottor S. è tipico anche di altri personaggi di Italo Svevo, come il dottor Menghi in “Lo Specifico del Dottor Menghi”, oppure in “Argo e il suo Padrone”, dove il personaggio principale e il narratore esterno onnisciente entrano in un rapporto conflittuale. In questo continuo contrasto, afferma Cepach, la verità non si trova né da una parte, né dall’altra, e nemmeno in mezzo; si trova nel viaggio tra le due mete, nel costante scambio tra le due parti che si smentiscono incessantemente.

Sono state date attenzioni particolari alla questione del tempo e alla teoria della relatività: nel celebre romanzo di Svevo del 1923, vengono presentati i capitoli “memoriali” di Zeno, dove quest’ultimo racconta di sé e delle sue esperienze passate. Contrariamente a quanto era stato fino ad allora, Svevo decide di raccontare questi avvenimenti divisi per tematiche, schiacciando e contorcendo il tempo in maniera irrefrenabile, contribuendo così a sovrapposizioni temporali quando ricorda esperienze diverse, appartenenti a gruppi tematici diversi. Alla fine del romanzo, però, viene inserito un diario di 4 giorni con un tempo lineare: un critico francese afferma che il tempo in Svevo è “malato”. Tuttavia, con questo aspetto curioso, l’autore del Novecento introduce una concezione diversa del tempo, il cosiddetto “tempo della coscienza”. Con questa nuova visione, Svevo presenta lo stretto rapporto tra il tempo e il racconto, in quanto quest’ultimo non è un elemento accessorio della vita, ma lo riempie di significato, dando un nuovo senso al vivere: è questa la vera modernità de “La Coscienza di Zeno”.

La teoria della relatività è stata molto utile a Svevo per rispondere alla domanda che spesso lo assillava: quella sul presente. Poiché nel racconto narra il rapporto tra il passato e il futuro di Zeno, sono ricordi e propositi quelli che lui scrive, anche perché il presente appartiene solo ed esclusivamente alle emozioni: non è possibile raccontare il presente, perché una volta formulato ed esternato, fa già parte del passato.

Cepach conclude l’intervista affermando che un momento si trasferisce nel passato quando non è più emozione, ma lo si può far rivivere attraverso il racconto e la storia, per essere piacevolmente travolti da nuovi sentimenti, diversi da quelli provati nel passato, in quanto ogni avventura vissuta ci cambia e ci trasforma in una persona più saggia.

 

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