Cronache, Salone del Libro 2024

“La Storia” degli ultimi: Piccolo, Trinca e Archibugi raccontano la serie


Gloria Anzioso, Rachele Lazzari

Liceo Alfieri - Torino

“Eravamo tutte e tutti portati da un vento strano”: queste le parole con cui l’attrice Jasmine Trinca ha descritto l’atmosfera che ha caratterizzato la creazione e le riprese della serie “La Storia”, tratta dall’omonimo romanzo di Elsa Morante. La serie è stata al centro di un incontro al Salone Internazionale del Libro 2024 il 10 maggio, che ha visto come protagonisti lo sceneggiatore Francesco Piccolo, la regista Francesca Archibugi e l’attrice, che ha rivestito il ruolo di protagonista, Jasmine Trinca. I tre presenti, uniti da una profonda ammirazione per l’autrice Elsa Morante e per uno dei suoi più celebri romanzi, hanno esplorato il loro legame con il capolavoro che ha ispirato la serie e approfondito il complesso lavoro che ha portato alla luce la serie vincitrice dei Nastri d’Argento come Serie dell’anno 2024. 

La regista Francesca Archibugi ha ammesso di aver pensato che fosse un’impresa impossibile trasporre cinematograficamente un romanzo come “La Storia” e di essersi convinta solo dopo aver appreso la prima divisione in episodi fatta da Francesco Piccolo e gli altri sceneggiatori e sceneggiatrici. Superata la paura di un progetto così grande, Archibugi si è immersa in un lavoro che lei stessa ha definito difficile e penoso: “fare le pulci ad Elsa Morante”, mettere in rilievo le inesattezze storiche nel romanzo e gli elementi anacronistici, nel tentativo di rappresentare un mondo più fedele possibile contemporaneamente alla storia e a “La Storia”. Sia la regista sia lo sceneggiatore concordano sul fatto che, appena iniziata la costruzione di questo progetto, l’idea di Jasmine Trinca come Ida Ramundo, protagonista tormentata del romanzo, sia emersa subito. Per l’attrice, profondamente onorata di aver preso i panni di Ida, è iniziato un lungo processo di costruzione del personaggio, con l’obiettivo di assumerne la fisicità e la personalità passiva ma resiliente. È stato un lungo lavoro da parte di tutti e tutte per rendere omaggio al capolavoro di una delle scrittrici più rilevanti del Novecento italiano, un tentativo perfettamente riuscito di raccontare la tragica storia degli ultimi.

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