La scrittrice indiana Radhika Jha, sabato 11 maggio, ha presentato il suo ultimo romanzo La foresta nascosta, dialogando con le autrici Lorenza Gentile e Laura Pezzino nella Sala bianca alla XXXVI edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino.
La foresta nascosta, che porta il lettore in un Giappone evoluto, mostra il contrasto tra tradizione e modernità. Questo Stato è un vero e proprio laboratorio del futuro, in cui i giapponesi hanno mostrato a Radhika Jha un esempio di consumismo già avanzato.
La scrittrice ha impiegato otto anni per giungere alla conclusione del suo romanzo, nel quale è presente una significativa componente religiosa, data dalla sua forte spiritualità.
Non bisogna guardare alle radici passate per avere ispirazione commenta l’autrice, perché il passato si insinua sempre nel lavoro dell’architetto, dal modo in cui la luce si infiltra negli spazi.
La stimolo per lei è stato quello di entrare sotto la pelle di una cultura totalmente differente dalla sua e di usare l’immaginazione, un mondo empatico dove si abbattono le barriere di qualsiasi tipo.
Ogni personaggio ha preso vita in momenti diversi della storia, che hanno portato Radhika Jha a molteplici revisioni del romanzo; i protagonisti si svelano durante il corso della vicenda e ce ne sono di davvero tenaci, sofisticati e complessi: la storia si sviluppa man mano che si scrive, è stata una sfida perché è arrivata pezzo per pezzo.
Già dal titolo, si evince che la natura è una componente essenziale, resa tale grazie a molti termini suggestivi giapponesi intraducibili e ad una raffinata elaborazione metrica.
Dalle parole dell’autrice capiamo quindi che i libri sono come delle costellazioni, che si formano ogni volta che si aggiunge una stella.