Cronache

La Città Sociale, nuovi modelli di bonifica cittadina


Marta Crivellini, Anna degli Uberti, Martina Anna Fricchione, Liceo L. Ariosto


“Quali sono i fattori più strategici su cui investire per costruire le città sociali, in cui le connessioni tra le persone sono decisive?” Questa è la domanda con cui Matteo Brambilla ha aperto l’evento  “La Città Sociale” tenutosi all’Ex Teatro Verdi di Ferrara alle ore 11:00.

Lo sviluppo di città più umane e condivise, meno soggette all’inquinamento e alle disuguaglianze sociali e di agglomerati urbani propulsori di cultura è il tema attorno al quale è ruotata la conversazione tra Paola Romano, assessora del comune di Bari; Ebi Maria Grassi, responsabile promozioni iniziative immobiliari di Unipol; Ezio Manzini, ex professore del Politecnico di Milano, designer e progettista ed Helgard Haug, autrice, regista e co-fondatrice di Rimini protokoll.

L’urbanismo della cura, che si occupa della qualità della vita delle persone, è la chiave di volta per la crescita e la riqualificazione degli spazi pubblici, dove la popolazione può ritrovarsi e relazionarsi, evitando così la formazione di cittadini individualisti, chiusi in se stessi o nelle loro camere in una situazione di pseudo socialità.

“Le città dei 15 minuti”, ci informa Ezio Manzini, sono una prospettiva auspicabile per un futuro in cui le relazioni tra popolazione e spazio pubblico saranno molto più strette e decisive. In questo modello di città tutto il necessario per vivere è a meno di un quarto d’ora di distanza a piedi, raggruppando così la quotidianità e la socialità. Ed è proprio su questi aspetti che, come ci dicono Paola Romano ed Ebi Grassi, si concentra l’attenzione amministrativa per la bonifica cittadina.

Trasformare i balconi, palcoscenici dei flash mob che hanno animato la solitudine della pandemia, in piazze, teatri, luoghi di aggregazione e ritrovo è, per Helgard Haug, la soluzione migliore per portare i cittadini del post COVID a vivere le città in modo diverso e più consapevole. Secondo la stessa, sono cinque gli aspetti chiave, in ambito culturale, che favoriscono lo sviluppo della cittadinanza attiva: la prospettiva, per guardare al territorio con occhi di altri; sfidare le convenzioni; rendere viva la storia; celebrare la diversità e il coinvolgimento dei più.

Sulla base di questi aspetti sono stati ideati i due programmi che Helgard Haug presenta in risposta alla seconda domanda centrale dell’evento: “Quali sono i progetti simbolo che favoriscono la fondazione di città sociali?”

“100% città” e “Utopolis” afferma la regista. Il primo comprende 38 città, dalle quali vengono selezionate a campione 100 persone, rappresentanti di tutte le categorie sociali, a cui sono rivolte domande di ogni tipo. I partecipanti, davanti ad un pubblico, sono liberi di rispondere e di esprimersi nel mondo che preferiscono. Il secondo progetto, invece, consiste nell’intervistare i cittadini chiedendo loro quale sia l’impiego migliore per gli spazi pubblici. Entrambi i programmi hanno lo scopo di creare lo specchio della città per avere una visione chiara e completa della concezione di “città sociale” da parte di coloro che la costituiscono.

Gli elementi fondamentali, quindi, secondo gli ospiti dell’incontro, per la creazione di “città sociali” sono il coinvolgimento di tutti, la collaborazione tra pubblico e privato e la “Terza missione” da parte delle università che, oltre a formare, devono avere un impatto significativo sulle giovani generazioni le quali rappresentano il futuro.

Una realtà in cui le relazioni umane sono il nucleo delle dinamiche quotidiane e lo spazio pubblico ne è il palcoscenico, ecco cos’è una città sociale.

 

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