Cronache, Dedica Pordenone 2023

Io sono nei miei libri anche se non compaio


Liceo Grigoletti

Liceo Grigoletti - Pordenone

DedicaFestival è un evento che riunisce molti lettori e lettrici ogni primavera a Pordenone. Ospite d’onore di quest’anno è la scrittrice francese Maylis de Kerangal che, in occasione dell’inaugurazione del festival presso il Teatro Verdi della città, introduce sé stessa lasciando in primo piano i suoi lavori. La scrittrice è stata inizialmente accolta dal curatore del DedicaFestival, Claudio Cattaruzza, e le è stato poi consegnato il Sigillo della città dal vice sindaco di Pordenone Alberto Parigi, come da tradizione per ogni ospite dell’evento. 

Nata a Tolone nel 1967 e cresciuta a Le Havre, sulla Manica, Maylis de Kerangal ha studiato filosofia, etnologia e antropologia a Parigi. Tutte discipline che non hanno nulla a che fare con la letteratura: è nata in lei la passione per la scrittura durante un suo soggiorno di un anno in Colorado, alla fine del 1990, dove era editor di guide di viaggio e si occupava di curare documentari dedicati ai giovani. “È stata una formazione arricchente da un punto di vista intellettuale ed emotivo” ricorda la scrittrice che si è ritrovata a lavorare in “due universi”: da una parte la precisione necessaria per racimolare informazioni e trasmettere conoscenze, dall’altra l’interesse crescente per luoghi e spazi a lei sconosciuti. Terminata la sua permanenza, la de Kerangal ha cominciato subito a scrivere fiction. 

Scrittrice ormai da venticinque anni, Maylis de Kerangal afferma di non esserlo mai stata per nascita. Ciò che conta veramente per lei è il “diventare” scrittore man mano che si procede con la stesura di un libro. Il suo è un percorso di evoluzione costante, dice di sentirsi “iniziata” a mondi diversi e particolari tutte le volte che si accinge a intraprendere un nuovo lavoro, il che la costringe a indagare su linguaggi altrettanto particolari, nucleo fondamentale delle sue storie.

L’autrice punta a cogliere forme espressive capaci di aprire spazi diversi a personaggi diversi. Fondamentali a tal proposito sono state la ricerca e la documentazione riguardanti le varie professioni intorno a la “Nascita di un ponte”. Il suo premiato romanzo del 2010 ha piuttosto colpito i lettori francesi per l’uso che la scrittrice fa del linguaggio: tecnico, troppo “prosaico”, indegno del “bel francese”. 

Inoltre, una fonte di continua curiosità per l’autrice sono i giovani adolescenti, e in particolare la loro capacità di creare nuovi modelli linguistici che gli adulti non possono comprendere fino in fondo. Ed è proprio attraverso i ragazzi che viene messa in risalto una tematica assai significativa: la materialità dei corpi. “Corniche Kennedy” (2008) è un esempio lampante di come la scrittrice abbia cercato di forgiare la descrizione facendo passare le frasi attraverso la materia: fondamentale era cogliere la psicologia dei personaggi non tramite l’introspezione ma soffermandosi sui dettagli. Perché quando nella vita si conosce un’emozione, il corpo la manifesta, e niente come la descrizione può includere totalmente ogni aspetto di tale manifestazione. 

Spesso i giovani sono visti come disertori della scrittura e della lettura, per la de Kerangal sono corpi in pieno mutamento che formano un collettivo. Nei suoi romanzi non c’è protagonismo, o meglio non c’è la classica centralità conferita al singolo personaggio: le storie sono poli-centrate, “poli-centrées”, dove l’importanza che normalmente si attribuisce all’eroe viene distribuita tra più persone. 

“Il romanzo di finzione può avere un impatto anche sulla realtà e sulle nostre vite?”, ha domandato l’intervistatrice a Maylis de Kerangal. “Per poter prendere la parola nel contesto politico bisogna ad un dato momento dire “io”. Questa però non è la mia estetica, quella dello scrittore che si mette davanti al proprio libro”. L’autrice non si sente in dovere di “sacrificarsi” per la letteratura, di parlare per forza di sé e della propria intimità. Preferisce essere invisibile nei suoi romanzi, ovvero presente attraverso la sua lingua e il suo modo di scrivere ma allo stesso tempo impercettibile.

“Leggere e scrivere cambia la vita ma anche il corpo”. Sì, anche il corpo, il nostro essere concreti, che funge da filtro tra le idee e le parole su carta, tra le esperienze e la narrazione. “E’ come se mi reinventassi a ogni pagina”, conclude la scrittrice. Si legge e si scrive nel mondo sensibile, non nella propria testa. Sono, direi a questo punto, attività fisiche che pervadono e coinvolgono il nostro corpo come le descrizioni di Maylis de Kerangal concepite su misura per i suoi personaggi.

Elisabetta Fort, Liceo Scientifico M. Grigoletti, Pordenone 

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