Cronache, Internazionale Ferrara 2022

Haiti: vogliamo la possibilità di essere padroni del nostro destino


Roberta Micalizzi, Francesco Vitali


Tutti conoscono Haiti per il paradiso tropicale che è, almeno in parte. Dell’altra faccia della medaglia di questo Paese si è discusso nell’incontro “Emergenza costante” tenutosi il 2 Ottobre al festival Internazionale a Ferrara 2022 al cinema Apollo. Presenti  la scrittrice haitiana Kettly Mars, Livia Tampellini, esperta sul campo di Medici senza frontiere e il ricercatore belga Fréderic Thomas, intervistati dalla moderatrice Giulia De Luca.

Le cause del perché oggi il Paese sia il più povero di tutto il continente americano vanno ricercate in diversi momenti storici. Nella prima metà del XVII sec. i francesi si sono insediati nella parte occidentale di Hispaniola, appartenente alla Spagna, dando origine alla colonia di Saint-Domingue conosciuta anche con il nome indigeno di Haiti. Nel 1790 gli abitanti erano 524.000, circa 30.000 erano bianchi e i restanti neri (450.000) schiavi; questo squilibrio ebbe poi grosse conseguenze sulle vicende dello Stato fino ad arrivare alla vittoriosa rivolta degli schiavi che eliminò la minoranza bianca. 

Oggi Haiti è una Repubblica dove la contrapposizione etnica fra il 94% circa degli abitanti rappresentato da neri, il 5% da mulatti e il resto da bianchi trova una corrispondenza netta in campo culturale ed economico; infatti i primi sono contadini e vivono in gravi condizioni di miseria, mentre gli altri vivono in città, monopolizzando il commercio, i servizi e l’amministrazione. Come se questo non bastasse c’è da tenere presente che sul finire dell’Ottocento, approfittando di un periodo di difficoltà economiche e finanziarie e di un conflitto interno, gli Stati Uniti occuparono militarmente Haiti mantenendo, anche dopo essersi ritirati, la loro influenza sull’area nel corso dei secoli arrivando fino ad oggi.

I debiti e la criminalità sono le conseguenze di tutto questo, ma anche della catastrofe naturale del 2010, un terribile terremoto di magnitudo 6,1 della scala Richter, e delle gang armate, organizzazioni di individui cresciuti nelle periferie povere che non trovano altra strada per la propria realizzazione se non quella delle armi e della violenza che vessano i cittadini e le istituzioni.

Per risolvere questa complessa situazione non sono sufficienti né le elezioni proposte da tanti Stati esteri né possibili cambiamenti alla Costituzione come suggeriscono gli Stati Uniti e nemmeno possono bastare da soli gli aiuti umanitari che, come ha sostenuto Kettly Mars, per Haiti sono “come una cintura che può tenere dritta una schiena dolorante, ma non per sempre, e che in quanto artificiale andrà prima o poi rimossa”. Per fare in modo che il paese possa “stare in piedi” da solo e tornare a “correre” competitivamente insieme agli altri è dunque necessaria una riabilitazione graduale ma efficace di tutti i muscoli. Questa “riabilitazione” per il Paese può essere tradotta in un rinnovo delle istituzioni dando agli haitiani la possibilità di essere padroni del loro destino.

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