Cronache, Internazionale Ferrara 2024

Gli orrori dimenticati


Andrea Albani, Tommaso Marisaldi

Liceo L. Ariosto - Ferrara

Sabato 5 ottobre il cortile del Castello di Ferrara ha ospitato l’equipe di alcuni membri di Medici Senza Frontiere, un’associazione volontaria nata nel 1971 in Francia per denunciare quello che avviene nei paesi in conflitto portando testimonianze interne più attendibili rispetto alla stampa internazionale. Hanno partecipato Roberto Scaini, responsabile medico del team dell’organizzazione umanitaria internazionale, Alessandro Piro, logista e ingegnere, Federica Iezzi, medico chirurgico e pediatrico, Chiara Montaldo, medico, Stefano di Carlo, direttore generale di MSF con l’accompagnamento musicale di Maria Norina Liccardo, operatrice umanitaria e musicista. Il tema centrale dell’evento ha riguardato gli orrori figli di politiche migratorie e crisi dimenticate.

Secondo Roberto Scaini “dimenticare significa non curarsi di qualcosa in modo tale da non avere un impatto nella propria vita”. Ha proseguito parlando della guerra iniziata nel 2016 in Yemen dove le emergenze erano la gestione del reparto maternità, poiché le madri morivano a causa di gravidanze, e della medicina pediatrica per la malnutrizione diffusa: “Bambini? Ossa rivestite da pelle”. Inoltre ha parlato del suo periodo in Siria, dove il conflitto è in atto dal 2011 e del campo profughi di Al Ohl in cui ci sono più di 60 mila persone, compresi i figli di miliziani dell’Isis. Toccante l’episodio della partita di calcio dipinta da Scaini, parentesi di normalità e innocenza nel dolore quotidiano del campo profughi.

Alessandro Piro ci ha poi spiegato in che cosa consiste la logistica nei teatri di guerra e nei campi rifugiati. MSF lavora fornendo vaccinazioni, medicinali e prestazioni mediche nei campi profughi portando acqua negli ospedali da campo; i logistici forniscono supporto tecnico assistendo i programmi medici o occupandosi delle comunicazioni prendendo decisioni aiutati dai colleghi del posto. L’operatore afferma che “Senza una macchina logistica del genere, non si potrebbe fare tutto quello che facciamo”. Piro nel 2017 si “innamora” della missione di MSF e lascia il suo lavoro e da lì a pochi mesi entra a fare parte dell’associazione francese e compie le sue missioni in Repubblica Democratica del Congo, dove riscontra difficoltà nel muoversi nella fitta giungla africana, e nel Malawi nel 2020, l’anno del COVID 19.

La parola passa poi a Federica Iezzi che ha passato gli ultimi 10 anni della sua vita in Paesi in giro per il mondo che si trovavano, o tutt’ora si trovano, coinvolti in un conflitto. “In una città in guerra, la mancanza di bambini che giocano tra le macerie è il segnale più chiaro di un conflitto in corso”, racconta. La realtà del Sudan, dove la Iezzi ha operato per la maggior parte del tempo, è cruda: bombardamenti, mancanza di elettricità e acqua, milioni di sfollati in cerca di sicurezza. Racconta in dettaglio due episodi che l’hanno segnata particolarmente: durante un turno in un ospedale nel sud di Khartoum ha vissuto la devastazione della guerra quando un padre è arrivato con un bambino senza vita. La scena toccante di dolore collettivo le è rimasta impressa: “Nessuno ha pianto, ma tutti avevamo il dolore del mondo negli occhi”. Il secondo episodio è relativo al ferimento a una mano durante un bombardamento con la paura non di morire ma di perdere la mano e non riuscire più ad aiutare le persone bisognose.

Successivamente Chiara Montaldo ha evidenziato l’impatto devastante delle politiche migratorie sulle malattie infettive, avvertendo che l’ipocrisia delle leggi recenti ha reso i viaggi migratori sempre più pericolosi. Le politiche dell’Unione Europea, da lei criticate, hanno alimentato sofferenza anziché risolvere i problemi, con budget ingenti per la gestione dei confini mentre le vite umane vengono trascurate. Particolare attenzione è stata rivolta al Migration Pact, una strategia europea che, secondo la dottoressa, ha portato a un indebolimento delle ONG e a una riduzione delle risorse per la ricerca. “Paghiamo per tenere lontani i morti”, ha affermato, denunciando come i fondi destinati alla gestione dei confini, circa 44 milioni di euro dal budget UE per il periodo 2021-2027, non affrontino le vere cause della crisi migratoria. La dottoressa ha sottolineato che le politiche migratorie attuali hanno reso il viaggio dei migranti sempre più pericoloso, aumentando il rischio di malattie infettive. “C’è un crescente bisogno di ribellarsi a queste ingiustizie”, invitando i colleghi e il pubblico a prendere posizione.

Stefano di Carlo ha infine messo in luce l’importanza di rispettare il diritto umanitario internazionale che obbliga gli Stati a proteggere i diritti dei civili e a punire i crimini di guerra. “Il nostro compito è chiedere che venga rispettato il diritto umanitario, mantenendo la nostra neutralità” ha spiegato, sottolineando l’importanza di un’azione che non sia influenzata da pressioni politiche. Il direttore ha concluso il suo intervento con un appello: “Dobbiamo riportare l’umanità al centro del dibattito pubblico. È essenziale agire con coraggio e determinazione per garantire che i diritti umani vengano rispettati e che nessuno venga lasciato indietro”.

La discussione ha messo in luce la cruda realtà delle crisi dimenticate e l’importanza di riportare umanità nel dibattito sulle politiche migratorie e sui conflitti armati. Medici Senza Frontiere continua a essere una voce fondamentale nel denunciare queste ingiustizie e nel fornire aiuti a chi ne ha più bisogno.

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