Secondo la giornalista Annalisa Camilli, il reportage approfondisce e predilige il rapporto diretto con la realtà raccontata: dalla raccolta delle fonti, alla scelta di testimoni.
L’incontro si è tenuto il 30 settembre, in occasione del Festival Internazionale nell’Ex Refettorio della città; Annalisa Camilli ha descritto un tipo di giornalismo che richiede l’esperienza sul campo, sia esso lo sconfinato fronte della guerra in Ucraina o le spiagge bagnate dal Mar Mediterraneo, dove i cadaveri dei migranti vengono spesso trovati.
Ma, oltre all’esperienza diretta, deve esserci uno studio meticoloso sul fenomeno rappresentato. Infatti il reportage inquadra l’evento in un contesto più ampio che tenga conto di ciò che è successo prima e di quello che succederà dopo. Il reporter deve ottenere informazioni dirette e oggettive, essere curioso e non ingenuo.
Come uno scienziato che si reca in un laboratorio asettico, il reporter deve documentare il soggetto interessato senza interferire con la realtà circostante.
Il reportage deve essere redatto come un’inchiesta, deve essere pronto a smentire gli stereotipi. Le minoranze in toto sono spesso al centro dell’interesse di un’inchiesta giornalistica: i rider che rischiano la vita, i migranti libici che scappano dalla guerra civile o i (tossico)dipendenti russi costretti ad arruolarsi nell’esercito sono minoranze trattate dal reporter.
Più precisamente, la relatrice ha presentato quattro fasi specifiche del reportage.
Si parte da quella più importante, la preparazione: per un reporter è fondamentale documentarsi con tante fonti, così da formarsi un’ idea chiara di ciò che gli servirà per affrontare i potenziali pericoli che gli si presenteranno nella seconda fase. In essa si sviluppa l’azione di raccolta di dati (foto, video, scritti) e testimonianze e si documenta tutto ciò che risulta importante per l’inchiesta giornalistica.
Nelle restanti fasi si selezionano i dati acquisiti e si raccolgono le voci principali per crearne una concatenazione fino a costruire il servizio completo. Fatto ciò, si pubblica il lavoro.
Camilli ha marcato un’incisiva differenza tra giornalista e reporter: mentre il primo deve raccogliere fonti attendibili e raccontare vicende, il secondo, superata la fase di documentazione, è immerso in un contesto diretto, da cui deve estrapolare le parole che sono più adatte a descriverlo. Il reporter deve accogliere il contesto, le parole e il proprio stato emotivo “vergine”, inquieto, cupo o euforico che sia.
Il punto focale di un reportage di qualità è l’intervista a soggetti che possono testimoniare il fatto, preferendo le persone più disponibili a parlare. E’ funzionale alla qualità dell’inchiesta il fatto che si costruisca un legame empatico con l’intervistato, ed è necessario evitare le domande spoglie di emozioni, lasciando spazio al rapporto umano.