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Adotta uno scrittore 2024 di Daniele Nicastro


Daniele Nicastro

Istituto Comprensivo Rocchetta - Refrancore Refrancore (AT)

In questi anni di incontri nelle scuole, ho imparato almeno una cosa a proposito dei ragazzi: vogliono essere trattati alla pari. Odiano sentirsi dire: “Quando sarai grande capirai”, no loro si sentono già grandi, e vogliono parlare di tutto. Di amore, amicizia, criminalità, rabbia, genitori, scuola e desideri. Voglio parlare di problemi grandi perché, in fondo, sono anche problemi loro. E amano farlo insieme. Se gli racconti la tua esperienza, brutta o bella, senza giudizi come si fa con una storia, ti stanno ad ascoltare e drizzano le mani. Già, le storie vincono sempre. Perché le storie parlano di noi. Di come, per tentativi, abbiamo imparano a stare al mondo.

C’è sempre quel momento iniziale, incerto: loro con le facce serie, in assoluto silenzio, gli sguardi laser che mi scannerizzano. Io faccio altrettanto, come in un film western, studiandoli uno per uno. Poi un sorriso fugace sul volto di Delia in prima fila, un gomito che si pianta sul fianco di Cristian. Sorrido a mia volta. E da quel momento, veniamo risucchiati in un vortice di storie, a partire dal mio lavoro segreto, il ghost writer, affascinante ed esotico quanto familiare, per il semplice fatto di sentirsi in secondo piano. Di avere qualcosa dentro che preme per uscire, che l’invisibilità ti sta stretta e non vedi l’ora di crescere, adolescente o scrittore è uguale.

È andata così, a Refrancore. La classi avevano preparato delle domande in una scatola, così le abbiamo estratte a sorte, almeno in un primo momento, poi al diavolo i meccanismi: le curiosità sono uscite a fior di labbra, spontanee. Dai miei videogiochi preferiti ai libri che amavo da ragazzo e che mi hanno cambiato la vita.

Nel primo dei tre incontri ho aperto la mia cassetta degli attrezzi da scrittore, senza scendere nel tecnico, sono partito invece dalle idee: come trovarle, come si ragiona se fai lo scrittore e le storie te le devi andare a cercare perché l’ispirazione, si sa, fa le bizze e se aspetti lei non vai da nessuna parte. Devi guardare il mondo con occhi diversi, individuare le storie che ti ballano davanti agli occhi e catturarle. Prima sul taccuino. Poi, quando le idee si mischiano formando degli ingranaggi, ti metti a spingere sui tasti di un computer e apri una finestra su un mondo altro. Abbiamo parlato di manga, anime, videogiochi, serie tv e, naturalmente, libri. Ho spiegato il mezzo potente che furono per me, da ragazzo. In una sola parola: libertà.

Nel secondo incontro, con le storie abbiamo giocato, creando il nostro “pugno di libri”, a squadre, il punteggio sempre sott’occhio per aggiudicarsi il premio. Perché leggere è divertente, appassionante, leggere è rock. Questo abbiamo fatto insieme: ricordarci perché vale la pena di aprire un libro. Di nuovo, insieme. Eravamo così in confidenza che nell’ultimo incontro abbiamo parlato di challenge, dei vuoti dentro, e a un certo punto mi hanno chiesto: “Perché non ci fai tu delle domande?”.

Può sembrare una richiesta qualunque. Non lo è: i ragazzi e le ragazze vogliono essere ascoltati, ascoltati davvero, sta a noi adulti facilitare un dibattito sullo stesso piano, che è alla base di questo bel progetto di adozione. Nei tre incontri con la

Secondaria di Primo Grado di Refrancore questo ho fatto e, con il mio o con gli altri libri che ci siamo raccontati, spero di aver guidato ciascuno nella ricerca della storia che è stata scritta per lui o per lei, perché possa leggerla. E crederci. Che è l’unico modo per esplorare e cambiare il proprio mondo. O scoprirne di nuovi.

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