Alessandra Algostino, costituzionalista e docente presso l’Università di Torino, affronta il tema dell’uguaglianza, uno di quelli a lei più cari contenuti nella Costituzione. Tale tema regge le leggi della storia, ne anima il conflitto, ci racconta la materialità dell’esistenza umana ed esprime la tensione verso una società più giusta.
Nell’affrontare l’argomento della diseguaglianza l’Algostino fa riferimento all’articolo 3 della Costituzione, che recita: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Il primo comma dell’articolo 3, spiega Alessandra Algostino, proclama l’eguaglianza formale ed è intitolato ai cittadini, ma il dato letterale è superato da una giurisprudenza della Corte Costituzionale che ha interpretato il termine in maniera universale.
Eguaglianza formale significa eliminazione dei privilegi e divieto di discriminazione. Con divieto di discriminazione, specifica la docente, non si intende la cecità di fronte alle differenze ma l’eguale rispetto delle diversità. Dunque il diritto alla differenza viene riconosciuto nell’uguaglianza per garantire un’effettiva libera diversità e deve essere esercitato alla luce della ragionevolezza.
Inoltre, nel parlare di uguaglianza formale, è necessario intendere la pari dignità sociale, cioè il diritto di essere rispettati per quello che si è e di essere riconosciuti come partecipanti di una comunità. L’individuo non deve, infatti, essere identificato come monade isolata ma come parte di una comunità perché degno di esserlo.
La dignità sociale ci traghetta alla seconda parte dell’Articolo 3, che fa intravedere il collegamento con il principio di solidarietà dell’Articolo 2. Il secondo comma tratta il tema della democrazia sociale, una democrazia che si estende alla sfera politica, sociale ed economica. Da qui emerge che la Costituzione italiana ha il progetto di trasformazione della società, in particolare, attraverso l’Articolo 3, che insiste sull’effettività, tenta di far poggiare il diritto sulla realtà sociale. Ciò assicura dinamicità e una causa aperta contro la disuguaglianza. È una norma, quella del secondo comma, che si lega ai singoli diritti sociali, cioè quelli che concretizzano l’eguaglianza sostanziale, quali la salute e l’istruzione.
L’ambito lavorativo è connesso all’uguaglianza sostanziale come fondamento della Repubblica, in quanto è concepito come strumento di emancipazione della persona.
Nella Costituzione vi è, inoltre, armonia tra gli articoli 3 e 11, che proclamano il ripudio della guerra e l’amore per la pace: l’uguaglianza, quindi, si esprime come progetto di emancipazione ma anche verso l’esterno come relazione tra potenze internazionali in modo pacifico.
Appare evidente, però, continua la Algostino, che vi sono delle forze che premono contro l’attuazione del principio di uguaglianza: infatti le politiche sociali non rispondono al bisogno, ma sono rivolte solo a chi le merita e chi è in condizioni di povertà è estromesso da tale meritocrazia.
La docente conclude affermando che, nonostante il cammino sia arduo e necessiti di un’inversione di rotta, è importante credere nella nostra Costituzione, che non deve essere intesa come un mero pezzo di carta, ma come una realtà da vivere continuamente.