Cronache, Salone del Libro 2023

La Costituzione è in pericolo: ce ne parla Zagrebelsky


Viola Andrea Cesale, Maddalena Contino, Martina Padovan

Liceo Vittorio Alfieri - Torino

«I costituzionalisti» come tali non esistono e, sulle questioni più importanti, volerli tenere insieme per forza sarebbe un’illusione. Sia chiaro: questa non è una critica, ma una constatazione e, insieme, una delusione, un dispiacere e, forse, pro parte, anche un rimorso. Un tentativo di modificare qualcosa, infine, questo scritto non è di certo; ma forse può essere un aiuto a conoscerci meglio”.

Queste sono alcune parole del nuovo saggio del famoso costituzionalista Gustavo Zagrebelsky intitolato “Tempi difficili per la Costituzione” (Laterza 2023); se ne è discusso insieme a Luciano Canfora e Nello Preterossi il 21 maggio nella Sala Azzurra del Salone del Libro. Noi ragazze del bookblog abbiamo assistito all’incontro con grande interesse, sebbene l’argomento fosse molto complesso per la nostra preparazione culturale e politica. Sicuramente abbiamo ricavato degli stimoli utili al nostro futuro da cittadine. La conferenza si è aperta con la questione del Presidenzialismo. Il noto giurista si dichiara contrario a questa proposta di riforma, che comporterebbe un accentramento del potere; secondo l’antica teoria dell’alternarsi ciclico delle tre forme di governo, il passaggio da parlamentarismo a presidenzialismo corrisponderebbe al passo che separa l’ordinamento democratico da quello monarchico. Citando Polibio, il professor Canfora ha osservato come i principi che hanno acceso gli animi verso la rivoluzione abbiano una vita di due generazioni e che già la terza non percepisca più i valori e i motivi della lotta per l’emancipazione (noi rispetto all’epoca del fascismo facciamo parte proprio della terza generazione).

Secondo Zagrebelsky però il problema principale è il dibattito sull’elezione diretta del presidente della Repubblica: chiamare il popolo a scegliere il garante della Costituzione senza l’intervento del Parlamento è contro i nostri principi democratici.

Una riflessione interessante è stata quella sull’utilità della disobbedienza civile, che è stata definita una risorsa per il nostro ordinamento. 

Le leggi per definizione si fortificano tutte le volte che vengono rispettate e si mettono in dubbio unicamente quando qualcuno disobbedisce. Se tutti obbediscono a leggi che sono in contrasto con i correnti principi ultimi della società, esse rimarranno nel nostro ordinamento. Quindi, nei casi macroscopici, chi mette in gioco la propria sicurezza in nome di principi più alti rende viva la Costituzione. Il professor Zagrebelsky si è raccomandato col pubblico di essere dissidenti nei confronti della maggioranza.

Le intenzioni del libro “Tempi difficili per la Costituzione” edito da Laterza sono quelle di denunciare la mancanza di integrità morale dei costituzionalisti e il noto giurista vuole ricordare che la Costituzione non deve piegarsi al potere e alla politica all’occorrenza, ma deve essere vista da tutti come fine. Zagrebelsky si dichiara deluso nei confronti dell’Associazione Italiana dei costituzionalisti (AIC) e crede profondamente nel principio di unità della Costituzione. “L’attività intellettuale e la sua libertà rifiutano l’inquadramento in identità organiche. Ma, da qui a concludere che ognuno è e deve essere in sé e per sé con i suoi pensieri, le sue idee, i suoi studi, le sue fantasie, e che non c’è nulla di comune che debba essere ricercato e preservato per dare un senso sociale alla nostra professione, il passo è troppo lungo”.

Noi tutti dovremmo vedere il fine ultimo della costituzione: impegnarci a convivere e “creare” senza violenza e senza sopraffazione.

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