Una cosa che ti ha colpito
La vicenda di Tarrou.
Un’altra cosa che ti ha colpito
Le scelte di Rieux: infrange le regole di separazione dai malati per prendersi cura dell’amico.
Una frase del libro da conservare
Nel corridoio il dottore disse alla madre che poteva essere l’inizio della peste. “Oh”, disse lei, “non è possibile, non ora!” E subito dopo: “Teniamolo qui, Bernard”.
Rieux rifletteva. “Non ne ho il diritto” disse. “Ma stanno per aprire le porte. Se non ci fossi tu forse sarebbe il primo diritto che mi concederei”.
La peste di Camus è un romanzo la cui ambientazione è situata ad Orano, una piccola città algerina i cui abitanti vivono in una tranquilla normalità, che all’improvviso si trasforma nell’epicentro di una terribile epidemia che costringerà ognuno di loro ad affrontare un oscuro male.
La malattia porta al completo isolamento della città e dei suoi abitanti, che si vedono costretti a non poter vedere i loro affetti fuori dai suoi confini. Non solo: chi contrae la peste in città viene separato dai suoi cari e messo in isolamento, anche con la forza, dalle squadre di intervento. All’inizio questo fa scaturire un profondo senso di rabbia e frustrazione, affiancato alla speranza di poter rivedere presto chi è lontano. Man mano però che la peste si diffonde, questi sentimenti si trasformano in senso di impotenza e disperazione, e infine in rassegnazione. L’impossibilità di ricongiungersi con le persone per loro importanti, porta gli abitanti di Orano a perdere ogni speranza sull’imminente fine della malattia e a vivere chiudendosi in loro stessi e nei ricordi lontani.
Di questo libro mi ha particolarmente colpita la vicenda di Tarrou, uno dei principali protagonisti del romanzo, punto di riferimento per la popolazione, insieme al dottor Rieux, nella difficile gestione della situazione che la città ha dovuto fronteggiare. I due, infatti, organizzano e fanno parte delle squadre di intervento per riconoscere e isolare i casi di peste per impedire la diffusione della malattia. Separano i malati dai loro cari, impongono cure mediche, gestiscono le crisi dei cittadini che presi dal panico tentano di sfuggire ai controlli.
I due passano indenni (sebbene affaticati) i periodi più pericolosi, nei quali la peste infuria e sembra non ci sia nulla da fare e proprio quando ormai sembra che la battaglia sia stata vinta e la peste sia in remissione, Tarrou viene colpito dal terribile flagello.
Quando Tarrou si ammala e peggiora rapidamente, il tema della separazione viene proposto da una prospettiva diversa rispetto al resto del libro.
Rieux, infatti, infrange le regole e decide di rimanere a fianco dell’amico, non volendo separarsene, come se già sapesse che quelli erano i loro ultimi momenti insieme. Il distacco gli sarebbe troppo doloroso e dopo aver visto (e imposto) ogni giorno quel tipo di sofferenza non riesce ad accettare di sperimentarla di nuovo con Tarrou. Tuttavia, questo dolore che rifiuta di provare lo porterà a provarne uno ancora più grande, ossia la perdita dell’amico proprio davanti ai suoi occhi, sentendosi impotente davanti alla sua agonia. La peste mostra così quanto gli esseri umani possano risultare fragili e come nessuno possa sfuggire al proprio destino nonostante si lotti, come purtroppo è successo a Tarrou.
Nella descrizione della battaglia di Tarrou contro gli assalti febbrili della malattia e nella scelta del dottor Rieux di rimanere al suo capezzale emergono con forza anche i temi dell’amicizia e della solidarietà. Una scelta egoistica (la volontà di non provare il dolore della separazione) è dunque contemporaneamente una scelta altruistica (aiutare, non abbandonare, confortare fino alla morte l’amico).
L’amicizia creatasi tra di loro però non salva Tarrou, nonostante tutta la sua forza di volontà. Per questo il flagello della Peste è descritto come “crudele e imparziale” perché può colpire chiunque, senza alcuna distinzione tra innocenti e colpevoli. Ed è per questo che anche Tarrou, nonostante il suo costante impegno nell’affrontarla, viene contagiato.
Il tema della solidarietà viene richiamato costantemente nel romanzo, non solamente in questa occasione.
Senza di essa, infatti, gli abitanti di Orano capiscono che è impossibile affrontare e vincere la peste; perciò, tentano di unirsi e cooperare nel miglior modo possibile, abbandonando la convinzione di pensare a ognuno per sé.
In questo modo Camus mette in evidenza come la solidarietà possa essere la soluzione per combattere il “male”, esprimendo appieno il concetto “L’unione fa la forza”.