“Animali notturni” è il titolo del libro di Carlotta Vagnoli, un “reportage postumo degli anni 0”, così l’ha definito Marino Sinibaldi , che tocca moltissimi argomenti contemporanei anche alla Gen-Z: droga, musica, sesso e lavoro. Si configura come un libro “lucidamente materialista” dove la Vagnoli analizza la duplice vita della città di Milano e i due mondi che ci riguardano quotidianamente: lavoro e casa.
La parte che forse ci tocca di più è l’eterno dissidio tra esodo e rivoluzione: vogliamo cambiare chi siamo o optiamo semplicemente per la fuga?
“Siamo la generazione che vuole vivere velocemente e morire giovane”, così ha definito i suoi coetanei la Vagnoli: bloccati da possibilità che non hanno speranze di concretizzarsi hanno trovato rifugio nell’unico mondo che non è governato da regole, la notte.
In questo ambiente nasce inoltre l’ansia di essere riconosciuti e accettati, come gli animali che devono avere caratteristiche comuni ai membri del branco, questa paranoia si manifesta quando arriva il momento di entrare a far parte di un determinato gruppo sociale. Chi siamo veramente? Cosa siamo disposti a diventare per gli altri? Sono queste le domande che fanno rumore in noi, un rumore che la Vagnoli tenta di diffondere affinché la nostra generazione non trovi ciò a cui la sua è stata abbandonata: il nulla.