L’Africa: un continente da sempre visto come dipendente dal resto del Mondo. Ma è proprio questa la verità?
Nel libro L’Africa e la nascita del mondo moderno (Rizzoli, 2023), Howard W. French, giornalista, scrittore, fotografo e professore universitario statunitense, esprime la sua teoria relativa al continente africano, capovolgendone il ruolo nel quadro mondiale, ritenendolo come quello che ha effettivamente consegnato il mondo all’età Moderna. L’incontro si è tenuto sabato 30 Settembre durante il Festival di Internazionale di Ferrara con la relatrice Francesca Sibani.
12 ottobre 1492. Una data paradigmatica, dirimente, che fa da spartiacque nella storia dell’umanità. L’inizio di una nuova epoca, di un nuovo modo di concepire lo spazio e il tempo, di guardare e guardarsi. Una data che diventa però semplificatoria, cristallizzando in un unico evento la complessità di un intero mondo in evoluzione.
Se per gli spagnoli il “Nuovo Mondo” era rappresentato dalle Americhe, per i portoghesi era l’Africa ad aggiudicarsi questo ruolo: dalla seconda metà del 1400 i portoghesi iniziano ad intrecciare relazioni diplomatiche con alcuni Paesi africani, quindi a interessarsi a questo nuovo continente e scoprire l’esistenza dell’Impero del Mali. Un impero che occupa l’Africa occidentale e che ha come desiderio essenziale quello di essere considerato dalle potenze europee come loro controparte, come un Impero commerciale mussulmano a tutti gli effetti. L’Impero dei Mali rappresenta infatti una superpotenza dell’oro, i cui giacimenti minerari portano nel Vecchio Mondo ricchezze che gli Europei accettano senza saperne la provenienza.
I portoghesi, incentivati dalla dinastia Aviz, allargano il proprio sguardo verso l’Atlantico alla ricerca per l’appunto di questi giacimenti. Costeggiano quindi il litorale occidentale africano, giungendo infine alla miniera d’oro di Gama. Qui stipulano accordi con il Regno al governo e danno vita al porto di Elmina, snodo fondamentale per il commercio dell’oro, che, in pochi anni, diventa la maggiore fonte redditizia dell’erario portoghese.
Queste sono le premesse fondamentali da cui Howard W. French prende le mosse per affermare che l’età moderna affonda le sue radici in processi socio-economici strettamente legati alle vicende africane.
Innanzitutto l’Impero dei Mali incentiva spedizioni in Europa che determinano una svalutazione del valore dell’oro in tutto il Mondo. D’altro canto questa transizione può essere attribuita alla scoperta dell’isola disabitata di San Tomè, in cui, grazie al clima favorevole alla coltivazione della nuova pianta della canna da zucchero, nascono le piantagioni intensive. Per implementare la crescita di questa nuova coltura i Portoghesi iniziano a trasferire una grande quantità di manodopera africana nell’isola di San Tomè.
Questo fenomeno diviene fondamentale quando i Portoghesi scoprono il Brasile e si rendono conto delle condizioni favorevoli alla crescita della canna da zucchero: decidono quindi di trasferire il sistema della piantagione anche in America Latina.
La ricerca assidua di manodopera per far fruttare questi nuovi territori si rivolge in gran parte all’Africa, di conseguenza ha origine lo schiavismo nero, elemento socio-economico caratterizzante e fondamento della fortuna delle potenze economiche dei secoli successivi.
Nel 1791 scoppia la prima rivolta schiavista, ma solo nel 1804 una di queste ha conseguenze positive per gli oppressi: Haiti si trasforma in Repubblica e, in un clima di innovazione, viene stilata una Costituzione che mette in pratica i principi illuministi europei e rende illegale ogni tipo di discriminazione.
Questo evento diventa sostanziale per il futuro dell’economia europea dato che nel resto dell’America la popolazione bianca inizia a temere lo scoppio di nuove rivolte schiaviste, dunque nei contesti con un’alta concentrazione di popolazione nera vengono avviati “processi di diluizione” in tutto il territorio. Nell’America settentrionale iniziano ad essere sostituite piantagioni di canna da zucchero con piantagioni di cotone, che, con il passare del tempo e con lo sfruttamento della manodopera nera, da poco commerciato diventa uno dei prodotti più richiesti, in quanto materia prima all’interno del processo della Rivoluzione Industriale.
Howard French conclude l’evento facendo una riflessione sulla sfortunata traduzione in italiano del titolo del libro. La “Blackness” della versione inglese racchiude infatti la duplice idea riguardo alla posizione socio-economica dell’Africa dal XIV secolo in poi: l’importante influenza che il continente africano ha avuto sul quadro mondiale e l’oscurità morale che si nasconde dietro al successivo sviluppo economico europeo.