Cronache, Internazionale a Ferrara tutto l'anno 2021

Ricordare il passato per ritrovare la propria identità


Achille Berzovini, Francesca Polo - Liceo Ariosto, Ferrara


Perché scrivere un romanzo storico oggi quando il presente ha così tanto da raccontare?

Su questo argomento ha riflettuto la scrittrice Maaza Mengiste nel rispondere alle domande poste da Francesca Sibani durante l’incontro dal titolo Il re ombra svoltosi sabato 17 aprile al festival di Internazionale Ferrara.

Foto, lettere e diari… la memoria della storia individuale dà forma all’identità di ciascuno di noi e proprio questa ha permesso all’autrice di ristabilire quel legame con il passato e con le sue radici, spezzatosi sin dall’infanzia. Principalmente le fonti sono state quelle risorse che le hanno consentito di riallacciarsi a una parte della sua “storia” che aveva parzialmente perduto o non aveva mai conosciuto. 

Le memorie di quella guerra, combattuta tra l’Etiopia e il regime Fascista, che negli anni ’30 aveva deciso di invaderla, sono il fulcro della vicenda che Maaza ha deciso di raccontarci e che racchiude anche una parte di se stessa. Per farlo, si è basata in particolare sulle fotografie, attimi intrappolati per l’eternità, congelati con chi li aveva vissuti, che le hanno permesso di comprendere la Storia e innestare all’interno di essa le vicende di personaggi che quegli anni li avrebbero potuti vivere. All’interno del libro però, al contrario di quanto si potrebbe immaginare, sono presenti solo poche immagini definibili tali. Il concetto di fotografia adottato dall’autrice si discosta fortemente da quello tradizionale. Infatti non viene mostrato lo scatto in sé, bensì ne viene descritta l’essenza, che ritorna a vivere con le parole. 

Le fotografie ripropongono persone realmente esistite, ma nella maggior parte dei casi sconosciute, che nella mente dell’autrice si sovrappongono ai suoi personaggi, assumendone inconsciamente i tratti e rendendoli particolarmente umani. Tutto ciò risultava fondamentale per Maaza che proprio per tale motivo ha deciso di accantonare la prima stesura in cui la Storia aveva preso il sopravvento sui sentimenti dei personaggi, trasportandoli lontano dal lettore.

Durante la ricerca delle fonti, la scrittrice ha avuto l’opportunità di confrontarsi con molti italiani; chiedendo loro di condividere le proprie memorie, scatenando reazioni opposte: mentre alcuni hanno dimostrato una grande disponibilità al confronto e al racconto della propria storia per aiutarla, altri si sono dimostrati imbarazzati, a disagio nei confronti del proprio passato nel quale non si rispecchiano più, manifestando una sorta di rabbia nei confronti di chi cerca di farglielo ricordare. È proprio questa paura di ripercorre gli avvenimenti passati, raffigurati nelle opere d’arte, che negli ultimi anni ha portato allo sfregio dei monumenti delle figure storiche più controverse. L’autrice si trova in parte d’accordo: crede infatti che sarebbe più rappresentativo esporre statue di donne partigiane, ad esempio, trascurate dalla storiografia ufficiale dal taglio ancora maschilista; le quali storie vengono spesso volutamente dimenticate, lasciando il posto al ricordo tangibile di statue come quella di Indro Montanelli, oggetto di recenti critiche proprio per il suo ruolo nella guerra d’Etiopia.

Si può infine concludere ricordando che nonostante il presente abbia molto da raccontare, è il passato a ricordarci chi siamo, perché solo in questo modo possiamo decidere chi vogliamo diventare in futuro. Perciò, per quanto gli avvenimenti trascorsi siano dolorosi e tristi, è nostro dovere conoscerli e ripercorrerli per impedire che gli stessi errori vengano commessi dalle generazioni a venire.

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