Cronache, Portici di Carta 2023

Uno sguardo alle vincitrici di “Lingua Madre”


Elisa D’Avino e Giorgia Murru

Liceo Vittorio Alfieri - Torino

Nella mattinata dell’8 ottobre 2023 in una sfarzosa sala del palazzo Turinetti, situata all’interno delle Gallerie d’Italia, si è tenuta una conferenza che ha visto protagoniste le vincitrici del concorso “Lingua Madre”. Il progetto è nato nel 2005 con l’intento e l’obiettivo di dare voce a donne di origini straniere e non nell’ambito editoriale. Daniela Finocchi, in veste di presentatrice, si è dilettata nell’intervistare le tre autrici: Patrycia Holuk, Hasti Naddafi e Chiara Nifosì. 

Patrycia è nata in Polonia e a 14 anni si è trasferita in Italia, dove ha avuto la possibilità di coltivare la sua passione per l’arte, che, come affermato da lei stessa “non ha lingue, ma solo linguaggio”. Parlando del libro, intitolato “Le Crociate”, è emerso un argomento intimo e toccante, nonché filo conduttore del discorso sui tre libri: il legame con la nonna e, più in generale, lo stretto rapporto con le figure femminili della famiglia. Quest’ultime infatti si sono rivelate un punto di riferimento nel corso della sua crescita, reincarnando anche la figura del padre, data la sua cosmica assenza. 

A prender parola è stata poi Hasti Naddafi, scrittrice di “Un sorso di casa lotfan”. Quest’ultima si è soffermata in modo particolare sul netto distacco sociale che le persone straniere percepiscono, dovuto soprattutto al modo con cui, involontariamente, la società si rivolge a loro con “una curiosità morbosa che fa dell’altro essere umano una modalità di consumo”.

L’argomento ha anche avuto sviluppo nel discorso di Chiara Nifosì, la quale ha riportato il concetto di “razzismo istituzionalizzato”, spiegato come l’incapacità collettiva di fornire un servizio appropriato alle persone a causa delle loro origini etniche. In conclusione l’autrice ha raccontato come questo fenomeno abbia influito sulla sua esperienza: “esiste un modo per essere curiosi e conoscere l’altro, per essere attivisti senza fare i salvatori”. 

 

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