Cronache, Internazionale Ferrara 2022

Una finestra sulla politica dell’America del Sud


Francesca Polo e Sara Zerbini, Liceo Ariosto Ferrara


Nelle recenti tornate elettorali quasi tutti i paesi dell’America del Sud, dopo la svolta a destra nella seconda metà degli anni Dieci del nuovo millennio, sono tornati a guardare a sinistra, pur con alcune eccezioni. Fra i tanti motivi le conseguenze della pandemia, che ha messo a nudo le carenze strutturali per l’accesso all’istruzione e alla salute. Cosa succede? Quali sono i temi più urgenti da affrontare per incrementare la fiducia nelle istituzioni democratiche? Di questo si è parlato a Internazionale Ferrara 2022 nell’incontro Il momento della sinistra, moderato da Camilla Desideri con interventi dei giornalisti Patricio Fernández, Gabriela Wiener e Carol Pires.

Il primo ad intervenire è stato Fernández, che ha approfondito la questione cilena. Nell’ottobre del 2019 in Cile è scoppiata una protesta sociale molto forte, spesso molto violenta, a cui ha partecipato gran parte della popolazione. Questo periodo di grande scombussolamento è stato caratterizzato da un malessere generale che ha portato a una rottura con il mondo istituzionale. I cittadini non si identificavano più nei partiti storici. Per risolvere questo problema è stata eletta un’assemblea costituente con voto popolare, di cui ha fatto parte lo stesso Fernández. Le pressanti richieste della cittadinanza hanno fatto riemergere l’idea di formulare una nuova Costituzione, visto che quella in vigore risale al periodo dittatoriale. La maggior parte dei membri eletti era radicale e aveva unicamente un’esperienza di lotta senza una concreta esperienza politica. Il mondo delle istituzioni aveva quindi una  scarsa rappresentanza nell’assemblea costituente.

A causa di un atteggiamento eccessivamente informale, la costituente ha perso prestigio e fiducia da parte della cittadinanza. Il testo istituzionale sarebbe stato molto interessante e di grande attualità, avendo come punti forti la democrazia paritetica, il riconoscimento della diversità culturale e multietnica, lo stato di diritto, una maggiore democrazia diretta e nuove norme ecologiche. Nonostante questo, la popolazione non si è fidata di questa proposta, giudicandola troppo radicale, causando così il fallimnento del nuovo progetto istituzionale il 4 settembre scorso. Si tratta della principale sconfitta della democrazia cilena fino ad oggi. La proposta è stata rifiutata anche dalle popolazioni danneggiate che l’avevano richiesta.

E’ dunque un momento complesso per la discussione tra le sinistre, perchè coesistono la volontà di progresso e la paura di perdere ciò che era già stato ottenuto. La nuova generazione al potere non ha vissuto la dittatura di Pinochet e ha passato gli ultimi anni a criticare la democrazia, non riconoscendone i traguardi raggiunti.  E’ stato errore disprezzare i simboli della patria e le tradizioni, mentre il popolo cileno voleva il rispetto e il riconoscimento di ciò che è comune. 

Il Presidente Boric ha perso potere e deve trovare il modo di allargare la propria base di sostegno. Sotto il suo governo è aumentata tantissimo la criminalità e a causa dell’inflazione i prezzi stanno crescendo in maniera esponenziale. Il problema centrale è legato alla necessità di assumere una serie di decisioni fondamentali per il Paese: cosa significa essere di sinistra oggi? Quanto si potranno sostenere le idee iniziali di salute e istruzione?. La sfida è nel riconoscersi in un governo che sta attraversando un momento di trasformazione e che non vuole replicare il passato.

L’incontro è proseguito con l’analisi della situazione peruviana con Gabriela Wiener. In Perù è in corso una crisi sistemica politica. L’opposizione costituita dalle élites, però, non vuole affrontare questa crisi per mantenere i suoi interessi e benefici. Lo scontento popolare ha portato all’elezione di Pedro Castillo, un professore di umili origini proveniente da un povero villaggio rurale. Egli quindi non ha vinto solo in base al suo programma, ma per ciò che simboleggia. Le persone lo continuano a sostenere perché non si erano mai sentite rappresentate prima d’ora. All’inizio Castillo incarnava la speranza di unire le varie anime della sinistra, ma il suo operato risulta essere deludente. Non è questione di poca esperienza, ma della mancanza di una squadra e di una visione d’insieme, oltre al fatto che si tratta di un governo mediocre, né di destra né di sinistra, privo di un’ideologia definita. Ha conseguito risultati solo in materia di mercato del lavoro, promuovendo la sindacalizzazione e il diritto allo sciopero, cercando così di spezzare una struttura contraria ai diritti dei lavoratori. Nessun governo era arrivato a tanto. Il suo obiettivo è scalfire l’aspetto neoliberista della precedente dittatura. Grazie a queste manovre a favore della popolazione è riuscito ad ottenere l’appoggio anche delle classi popolari non di sinistra.

Infine si è parlato con Carol Pires del futuro incerto del Brasile, dove sono imminenti le elezioni, il cui risultato sarà determinante per il futuro del Paese. Si sfidano il Presidente uscente e populista Bolsonaro e il progressista Lula, che dagli ultimi sondaggi sembra essere in vantaggio. Bolsonaro, che non riconoscerà un’eventuale sconfitta, continua a sostenere che i sondaggi siano sbagliati e a criticare il sistema di voto digitale.  Il sistema però non è collegato a internet, quindi non è minacciato dagli hacker, ed è necessario per diminuire il rischio di frode e voto di scambio. Si teme però che Bolsonaro possa incitare i suoi sostenitori ad un’insurrezione. Durante il suo governo ha infatti autorizzato il possesso e l’uso di armi da parte della popolazione, incrementando il rischio  che i suoi sostenitori più estremisti creino confusione e che la situazione possa sfuggire di mano.

Dall’altra parte Lula, diventato il simbolo della democrazia stessa, sta portando avanti la sua sesta campagna elettorale, partecipando da quarant’anni alla vita politica del Brasile. Il governo di Bolsonaro ha distrutto tutte le politiche sociali e l’economia, riport. Per questo motivo, Lula presenta proposte elettorali analoghe a quelle di vent’anni fa, le quali oggi risultano ancora attuali perché Bolsonaro ha riportato indietro il Paese di decenni. 

L’incontro ha sottolineato l’estrema complessità della situazione politica dei Paesi dell’America del Sud; dunque le forze politiche in campo hanno un compito molto impegnativo per cercare di risolvere i numerosi problemi sociali ed economici, eredità di un passato difficile.



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