11 maggio, Cronache, Salone del Libro 2024

True Crime: la solidarietà parte dalle storie altrui


Noemi Ruggiero

Alfieri - Torino

Gremito di ragazze e ragazzi che bisbigliano tra loro in attesa, lo stand della Stampa all’Oval si prepara a un’altra intervista, questa volta con Elisa De Marco, meglio nota sotto il nome del suo podcast «Elisa True Crime».

La storyteller torinese, anche se residente prima a Hong Kong, poi a Fuerteventura, L’idea per il suo secondo libro – Manipolatori: Le catene invisibili della dipendenza psicologica – nasce dalla frequente collaborazione con le famiglie delle cui storie parla nel suo podcast; il titolo dai giudizi cinici e accusatori che ancora invadono le discussioni di abusi.
Non era mica incatenata, poteva andarsene quando voleva” e altre frasi spietate, taglienti. Come andarsene, allora, quando quelle catene di metallo spesso e freddo, strette tanto da far sanguinare, non ce le si porta dietro fin dal primo appuntamento? Quando la prima conquista che viene fatta non è un silenzio intimorito, ma una piena e vera fiducia, un’illusione di felicità? Vengono cinte ai polsi lentamente, attraverso il lungo e paziente isolamento, dalle relazioni più distanti e insignificanti ad amici e familiari.

Difficili da riconoscere e difficili da spezzare. È attraverso la paziente e minuziosa attenzione che De Marco rivolge loro, il suo sguardo intransigente al dolore, che queste dinamiche passano dall’essere l’impossibile, il caso estremo e per questo irrilevante, a una più concreta possibilità. Non eterne e non assolute, ma non per questo trascurabili.

Da qui la prevalenza femminile nel pubblico, la creazione di uno spazio sicuro, la condivisione di uno strumento che sembra offrire più controllo, uno sguardo più ampio sulle proprie relazioni.

Alla domanda sul caso che più le era rimasto nel cuore, De Marco rimane un attimo in silenzio, pensierosa: “È difficile da identificare, quelli che ho fatto in collaborazione con i familiari mi restano attaccati, però poi ci sono anche quelli più efferati, che ti rimangono dentro in un modo diverso”. In ogni caso un po’ di paura resta sempre, è inevitabile, ma aiuta essere bravi a fare un passo indietro, razionalizzare.

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