Oggi, 23 Maggio, ricordiamo i trent’anni dalla strage di Capaci: la morte di Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. E non a caso al Salone, nella sala oro dell’Oval, si è svolto l’incontro Trent’anni dopo, in cui sono stati presentati tre libri sull’argomento.
Rosario Esposito La Rossa, ricordando la tragica esperienza personale di un cugino innocentemente morto a causa della mafia, ha scritto il libro Siamo tutti Capaci edito da Einaudi. La buca che il professore, protagonista del libro, fa scavare ai suoi allievi rappresenta il cratere formatosi nell’autostrada dopo l’esplosione che uccise il giudice e questo gesto simbolico impressiona la classe permettendole di comprendere la gravità dell’accaduto.
Luigi Garlando, autore del celebre libro Per questo mi chiamo Giovanni edito da Rizzoli, ha deciso di trattare l’argomento in modo alternativo e delicato come un padre potrebbe spiegare la mafia al proprio figlio.
Il cane di Falcone (Fazi), opera di Dario Levantino, racconta la storia vera del cane randagio Uccio che, dopo la morte di Falcone, viveva nel cortile del tribunale di Palermo e non si allontanava più dalla statua del giudice. Nella prefazione del libro, scritta dalla sorella del magistrato, Maria Falcone, la mafia “è raccontata in modo originale e mai retorico”
L’incontro è stato commovente, educativo e allo stesso tempo mai scontato: non dobbiamo mai dimenticare chi ha dato la propria vita per la nostra libertà.