Laboratorio, Podcast Sostiene Tabucchi 2023

Sostiene Matteo Bergamini


Bergamini Matteo

Redazione Podcast - Torino

Pereira è una persona coraggiosa? All’inizio direi proprio di no, vive la sua vita, perdendosi nel passato e nel suo lavoro venendo poi destato dall’incontro con Monteiro Rossi, il quale lo porta ad affrontare faccia a faccia la realtà che lo circonda in tutta la sua brutalità.

Quindi, osservando proprio questo susseguirsi di eventi, è innegabile evidenziare un contrasto tra il coraggio dimostrato da Pereira alla fine del libro ed il suo comportamento iniziale, ed anche in quella situazione, le azioni compiute dal giornalista sono da far ricadere sulla passività, sull’ egoismo o sulla paura?

Critichiamo tanto Don Abbondio per come ha agito nel romanzo di Manzoni, non dovremmo dunque criticare allo stesso modo anche Pereira?

Don Abbondio decide di assecondare le volontà di Don Rodrigo, e non prendendo una posizione diventa senza ombra di dubbio complice delle malefatte del nobile; in egual modo anche Pereira ignorando la situazione Portoghese ed Europea sta di fatto aiutando la dittatura che regna su Lisbona.

Personalmente non ritengo un collegamento netto fra i due personaggi così plausibile, perché per quanto entrambi si facciano vincere da questa passività/paura, Pereira verso la fine si riscatta, facendo valere ancora di più il concetto del chi non si schiera è complice.

Pereira ha una morale dentro di sé e per quanto cerchi di ignorare quella parte di lui, la sua idea di giusto lo porta ad agire nei confronti di Rossi, e se appunto, come forza dietro questo suo coraggio possiamo trovare il suo affetto per l’amico e la sua morale, d’altro canto, cosa porta Pereira a non agire per gran parte del libro, ad ignorare, a “guardare altrove”.

Cosa trattiene Pereira dal fare la cosa giusta, dal combattere con i suoi mezzi, dall’aiutare il signorino Rossi; pigrizia ed egoismo dovuta ai già troppi cavilli dello scrittore, oppure un qualcosa di più passivo, dettato magari da una paura che lo blocca in un limbo, a stagnare in una palude dove il fango sono i rimorsi del passato, ed un timore per il futuro.

C’è qualcosa che ferma Pereira, e le parole del dottor Cardoso sono i primi attaccanti di questo blocco; proprio il medico evidenzia come il sentirsi male di Pereira sia dovuto da un conflitto interiore, tra il suo vecchio essere, ed il nuovo che cerca di emergere, confermando la teoria per la quale Pereira sia bloccato dal suo precedente io egemone, quello passivo e legato al passato che si ritrova a combattere con la maturazione del giornalista.

Pereira è un personaggio di successo proprio per questo secondo me, è umano, e questo suo essere umano lo vediamo nei suoi contrasti, nei suoi problemi, ma soprattutto nella sua crescita; non è perfetto, non è un eroe, ma con il tempo, vivendo, cresce e migliora accettando il suo nuovo io.

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