Laboratorio, Oltre la notizia

Senza pietà


Aurora Damiano, 1G

Liceo scientifico P.S. Mancini - Avellino

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”:  questo l’incipit dell’articolo 11 della nostra Costituzione. Ma esattamente, che cosa significa?
Con questo articolo l’Italia respinge la guerra come strumento di offesa, non di difesa, e come soluzione ai problemi sul territorio internazionale.  Sfortunatamente non tutti gli stati del mondo la pensano nello stesso modo. Le guerre sono state da sempre arma di distruzione e cioè dimostrato dai numerosi conflitti presenti in tutto il mondo: dall’Ucraina, alla Palestina, all’Afghanistan, passando, infine, dalla Siria, dove oltre sei milioni  di persone sono state costrette a lasciare le proprie case a causa di una disastrosa e sanguinosa guerra civile.  Che si parli di guerre tra Stati, di guerre civili, di guerre di religione o di guerre mondiali , il numero di vittime aumenta drasticamente sempre di più, così come quello degli sfollati, che ad oggi, secondo l’Onu, ammonta a circa 90 milioni di persone.   Gli effetti delle guerre colpiscono principalmente la popolazione civile che, indifesa, muore sotto gli occhi del mondo che osserva, commenta ma non agisce adeguatamente. Basti pensare che le vittime civili di guerra sono più di mezzo miliardo, per una media dell’85%, circa, di persone decedute solo durante il conflitto. Si potrebbe pensare che una volta che la guerra sia finita anche il conteggio delle vittime si fermi, e invece no.  Mine anti-uomo; è questo lo stratagemma utilizzato dal nemico per provocare morti anche a distanza di mesi o anni dopo la fine della collisione.    Il loro uso è molto semplice: sono ordigni esplosivi che vengono posizionati sul terreno o vengono sotterrati, durante la ritirata, e per azionarle basta la pressione dei piedi che le calpestano.   Le principali vittime di tutto ciò sono i bambini che, inconsapevolmente, potrebbero attraversare un campo minato e in seguito all’esplosione ritrovarsi senza un arto, un’altra parte del corpo, o nei casi più gravi arrivare alla morte.

Una delle tante piaghe delle guerre sono le notizie: fake news, dati incerti, stime inattendibili fanno il giro del mondo in pochi minuti e disorientano milioni di persone, mentre la comunicazione ufficiale viene spesso limitata dalla censura, soprattutto nei Paesi interessati nel conflitto.

Uno dei casi più celebri e recenti di fake news in guerra è quello dell’attacco da parte della Russia in Crimea nel 2014. Il 28 febbraio Putin afferma di non aver avviato nessuna procedura militare e di non aver inviato truppe lì, e tutto ciò viene esposto solo 4 giorni dopo l’invasione.   Al contrario, il Presidente russo rivela che i soldati presenti in Crimea, e visibili anche attraverso diversi video, fossero dei civili ucraini, spacciati per soldati russi. Le notizie false esistono da sempre, ma il loro aumento si è verificato negli ultimi tempi, da quando l’intelligenza artificiale ha preso sempre più parte delle nostre vite.

Se prima un solo individuo (giornale, televisione, etc…) diffondeva notizie a molti, ad oggi stesso i molti possono diffondere informazioni, anche potenzialmente false, e raggiungere un elevatissimo numero di persone.    La causa di tutto ciò sono i social media, infatti cliccando un semplice tasto si può facilmente e velocemente sapere ciò che ci interessa.  Per contrastare questo fenomeno ed evitare di apprendere notizie false ci sono alcuni accorgimenti che possiamo seguire, come controllare le fonti delle nostre informazioni, ricercare solo su documenti ufficiali o su giornali autentici ed affidabili, invece di credere a tutto quello che leggiamo online, oppure verificare le informazioni su un sito di “fact checking”, dove le notizie vengono analizzate ed è possibile sapere se esse sono delle fake news oppure no.

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