“La forza del passato, la scomparsa del futuro”, titolo dell’incontro con Sandro Veronesi, sintetizza al meglio la visione dello scrittore dell’epoca moderna. Il processo di ricostruzione del periodo storico, gli anni ’70, in cui è ambientato il romanzo “Settembre nero” pubblicato da La Nave di Teseo, attinge a fonti che gli hanno permesso di correggere la propria memoria. Se questa può essere alterata volontariamente o no, la storia invece restituisce la veridicità dei fatti. Di conseguenza la memoria dovrebbe essere tutelata dalla storia e non viceversa. Veronesi ritiene che oggi il passato sia soltanto uno strumento svuotato della sua oggettività volto a perseguire gli interessi di chi se ne serve. Ha portato come esempio l’antifascismo e le diverse interpretazioni di questo movimento ideologico. Chi ne fa una caricatura e chi ne rifiuta i valori ignora i principi alla base del nostro presente. Il libro di Fenoglio “Una questione privata” è esemplificativo. Il protagonista Milton incontra un anziano macellaio animato da violenti sentimenti di vendetta nei confronti dei fascisti, che si lascia andare a esternazioni quali: «Chi quel gran giorno non sarà sporco di sangue fino alle ascelle, non venitemi a dire che è un buon patriota». L’antifascismo, al contrario, ha impedito che questa ferocia si tramutasse in una repressione degli oppositori analoga a quella subita fino ad allora. Difatti, nonostante il clima di tensione e la voglia di rivalsa, ha prevalso l’esigenza di libertà che ha portato alla stesura della nostra Costituzione. Tutte le lotte e gli sforzi che sono serviti a realizzarla non devono essere dimenticate: rappresentano infatti la linfa vitale della nostra società.
