Emanuela Fanelli, fresca della seconda vittoria consecutiva del David di Donatello come Miglior Attrice Non Protagonista (nel 2023 per il film Siccità di Paolo Virzì e quest’anno per C’è ancora domani di Paola Cortellesi), arriva alla Sala Blu del Salone del Libro per raccontarsi, intervistata da Elisa Grando.
L’attrice esterna subito la sua volontà di distruggere i tipici cliché della televisione, spiegando che si può raccontare tutto, anche i temi più delicati, con ironia più che retorica, che fa perdere il significato a un argomento, facendo annoiare lo spettatore. Fanelli, collegandosi al forte messaggio femminista del film C’è ancora domani, parla anche della propria esperienza come donna nel mondo dello spettacolo, sottolineando come agli uomini siano perdonate più cose, mentre alle donne la mediocrità non sia accettata, e parlando anche della difficoltà da parte del pubblico nel riconoscerle le sue capacità di autrice. Per ribadire questo concetto prende come esempio i commenti ricevuti riguardo A piedi scarzi, virale mockumentary del 2020 scritto e interpretato da lei e inserito nel programma Una pezza di Lundini: le persone si complimentavano con lei per la sua interpretazione e con Valerio Lundini per aver scritto i dialoghi, come dessero per scontato che una donna non potesse averli scritti. La comica romana ha continuato a raccontarsi, parlando dei suoi lavori prima di diventare un’attrice, del suo esordio cinematografico in Non essere cattivo di Massimo Caligari, del suo rapporto con Paolo Virzì, con il quale ha collaborato in Siccità e in Un altro Ferragosto, e lo reputa il migliore a tirar fuori tratti di lei di cui non è a conoscenza neanche lei stessa. Tratta anche dell’amicizia pura con Paola Cortellesi, sentimento che secondo lei viene espresso al meglio anche nel film, soprattutto nella scena dove Delia (Paola Cortellesi) e Marisa (Emanuela Fanelli) fumano insieme una sigaretta. Fanelli ringrazia anche la sua famiglia per avergli insegnato quel tipo d’ironia amorosa e non sminuente, e per averla introdotta alle attrici classiche del cinema italiano alle quali poi si è ispirata, come Franca Valeri, Alida Chelli e Anna Marchesini.
Conclude, su domanda della Grando, definendosi una lettrice “ad intermittenza”, affermando spesso di dimenticare particolari dei libri che legge o dei film che guarda; dichiara invece il suo amore per la scrittura, ma si vuole dedicare esclusivamente ai suoi monologhi e ai suoi personaggi: nega infatti la possibilità di scrivere un libro, anche se afferma scherzosamente che “mancherebbe solo lei”.