Cronache, Salone del libro 2021

Pier Paolo Pasolini tra amicizia e arte


Giacomo Bosco, tutor ex-Alfieri


L’amicizia non può rappresentare un’attenuante per due intellettuali che si confrontano e discutono. Lo scrittore e sceneggiatore Diego De Silva sottolinea questa necessità  in Sala Granata, leggendo e commentando la lettera che nel 1974 il regista e scrittore Pier Paolo Pasolini indirizza all’amico Calvino in risposta ad un suo precedente intervento. Pasolini è convinto che Calvino non lo conosca affatto perchè altrimenti non avrebbe mai potuto sostenere un rimpianto dell’amico regista per “Italietta”. Rimprovera anche a Calvino la sua speranza di non incontrare mai dei “giovani fascisti”.  E’ convinto che innanzitutto non li saprebbe riconoscere e inoltre sottolinea che solo un giovane sofferente di nevrosi potrebbe scegliere di diventare fascista. Pasolini, in chiusura della lettera, invita anche a riflettere sul fatto che un qualsiasi incontro o una qualsiasi esperienza può influenzare radicalmente la scelta di vita di questi giovani e quindi il loro destino.

Diego De Silva invita poi a riflettere su come un qualunque evento, che sia questo leggere un libro o vedere un film, possa cambiare totalmente la vita di un individuo. L’arte, in qualsiasi sua espressione, aiuta da un lato a spezzare l’ipocrisia che spesso ci domina e dall’altro ci costringe ad osservare le nostre azioni dall’esterno e vedere come danneggino o facciano soffrire le persone che ci circondano. Un esempio lampante ci viene offerto dallo stesso De Silva che ricorda di quando al termine della proiezione di un suo film, il leader di un gruppo di “Disturbatori” si alza e pubblicamente dice di aver apprezzato il film soprattutto perchè lo ha aiutato a comprendere la malvagità del suo comportamento.

 

 

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