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Una cosa che ti ha colpito
Uno degli elementi che mi ha colpito particolarmente di questo romanzo è la cura dei dettagli visivi che permette al lettore di crearsi una scenografia immaginaria durante la lettura del libro.
Un’altra cosa che ti ha colpito
Un altro elemento caratteristico del romanzo sono i riferimenti ad episodi della storia contemporanea dell’epoca e i punti di vista “velati” che si possono ricavare dalla narrazione.
Una frase del libro da conservare
“La smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro” -pag. 137
“Sostiene Pereira” è dei romanzi di Antonio Tabucchi il più apprezzato dalla critica.
Il romanzo narra le vicende vissute da Pereira, giornalista del Lisboa (giornale cattolico portoghese) e per il quale egli si occupa di dirigere la pagina culturale.
Vive una vita abitudinaria, si occupa prevalentemente di traduzione di testi francesi da lui molto apprezzati, e si dedica completamente allo studio della letteratura, unico argomento sul quale il giornalista ama discutere e confrontarsi.
Di salute cagionevole, per via della sua malattia cardiaca e delle cattive abitudini alimentari, è prostrato dal grave lutto della moglie che sembra aver stravolto totalmente la sua vita.
È ossessionato dalla tematica della morte, tanto che un giorno, incuriosito da un articolo inerente tale tematica e letto su una rivista, decide di chiamare l’autore per poterlo assumere per la stesura di necrologi nella sua pagina culturale.
Conosce così un giovane italiano di nome Monteiro Rossi, il quale si trovava in Portogallo per gli studi universitari e aveva ideali molto diversi da quelli di Pereira; costui era un giovane amante della vita, tanto che si interfacciava alla tematica della morte in modo quasi sfrontato a dispetto del suo umile incarico di redigere epitaffi. Era, piuttosto, capace di rendere i necrologi dei mezzi rivoluzionari con i quali sfidava la censura e il regime politico portoghese, assieme alla sua fidanzata Marta ed al cugino.
Per via delle loro idee sovversive, tutti e tre sono costretti a vivere una vita al limite, scappando dalle forze vicine alla dittatura e cambiando di volta in volta identità.
Pereira, nonostante tutto, aiuta questi giovani ribelli, forse perché in fondo li ammira poiché stanno facendo emergere il proprio pensiero per costruire la Storia, o forse perché semplicemente si rivede nei panni del buon padre di famiglia, ruolo che purtroppo non è riuscito ad assumere, tanto che cerca di proteggere in particolar modo Monteiro fino all’ultimo, rischiando anch’egli la vita. Ospita quest’ultimo a casa sua durante il suo breve periodo di latitanza, ma ciò purtroppo non rende salva la vita al giovane, che viene assassinato dinanzi ai suoi occhi nella sua camera da letto da tre uomini che, spacciatisi per la polizia locale, hanno fatto incursione nell’abitazione del giornalista.
Pereira, pur cercando disperatamente di rianimarlo, è costretto a constatare che per il giovane non c’è più nulla da fare; allora, ricordandosi del consiglio suggeritogli dal suo amico dr. Cardoso, decide di far emergere il senso di responsabilità e partecipazione che fino ad allora aveva represso e per questo, una volta assicuratosi la complicità del medico, scrive un articolo che racconta l’accaduto e con il quale possa denunciare i soprusi e le violenze della dittatura portoghese. Prima che l’articolo venga pubblicato, il giornalista decide di utilizzare un passaporto falso che aveva nella valigia Monteiro e di scappare in Francia avendo cura di portare con sè la fotografia della sua amata moglie.
Ciò che colpisce particolarmente del libro è la figura di Pereira.
Il giornalista raffigura l’uomo medio europeo vissuto durante il primo dopoguerra.
Pereira viveva tutto sommato una vita tranquilla, basata sul lavoro; il contesto lavorativo della redazione non era per niente entusiasmante, come d’altronde era l’attempato Pereira, che preferiva piuttosto rimanere nel proprio vissuto, senza esprimere opinioni sulle disumanità del periodo e sulle atrocità che si perpetravano nella vicina Spagna.
Di fatti, ogni giorno si limitava ad informarsi su ciò che accadeva nel resto del mondo grazie alle voci che correvano nella caffetteria Orquidea da lui frequentata.
Odiava il confronto con il prossimo, specialmente se il dialogo doveva basarsi su questioni politiche (e questo spiega il motivo per il quale evitava qualsiasi confronto col direttore del giornale).
Era una persona solitaria e si faceva compagnia con i ricordi dei tempi felici trascorsi assieme alla moglie nel suo amato Portogallo; tendeva ad isolarsi e ad aver timore di confrontarsi e di chiedere aiuto agli altri e di fatti, nei momenti di difficoltà, per tranquillizzarsi non faceva altro che parlare al quadro della moglie, che sembrava rispondere ai suoi timori con un «caldo e distante sorriso».
Ha sempre vissuto una vita schematica, fino a quando le sue abitudini sono state stravolte bruscamente dall’incontro con i giovani Marta e Monteiro, che erano il suo opposto.
Erano giovani fiduciosi nella rivoluzione e che, a differenza sua, non esitavano ad esporsi rischiando anche la vita.
In particolare il giornalista si affezionò a Monteiro perché, a parere mio, oltre a vederlo come un figlio, si rivedeva nella sua storia. Entrambi erano soli ed infelici, con la differenza sostanziale che Monteiro cercava in tutti i modi di colmare i propri vuoti esistenziali, vivendo appieno la propria vita e rischiando fino all’ultimo per un fine nobile.
Al contrario, Pereira non riesce ad abbandonare le abitudini e, infatti, rinuncia alla vacanza alle terme per poter tornare a lavoro il prima possibile. Pereira era talmente oppresso da vivere un loop, dal quale non voleva uscirne poiché terrorizzato dalle conseguenze.
Tuttavia, è costretto dal suo medico di base a ricoverarsi in una clinica specializzata per curare i propri problemi cardiaci e alimentari, situazione contingente ma nello stesso tempo fortuita perché è proprio durante il suo ricovero nella clinica che riuscirà ad intraprendere, grazie all’aiuto del dr. Cardoso, un percorso di miglioramento di sè stesso.
Appropriata è la lettura che dà il dottore stesso e per cui il giornalista può essere definito un “feticista dei ricordi”.
Il solo pensiero di cambiare Paese lo terrorizzava, perché ciò significava che gli sarebbe toccato di dover cambiare tutto e ricominciare da zero, ma soprattutto perché gli sarebbe costato dover affrontare un problema che fino a quell’istante aveva messo da parte: la rielaborazione del lutto.
Pereira non riusciva a staccarsi dai luoghi in cui aveva vissuto con la sua fedelissima moglie perché il solo pensiero di dover aprire un nuovo capitolo della propria vita lo terrorizzava.
Non riusciva a fidarsi di nessuno al di fuori della moglie ormai ridotta ad un semplice ritratto, e per questa solitudine, da lui stesso ricercata, soffriva molto e ciò potrebbe essere visto come un motivo in più che andrebbe a spiegare il legame instaurato con i due ragazzi; probabilmente è stata questa la ragione per cui Pereira non ha voluto troncare il rapporto con i due giovani perché, anche se questa nuova ed unica conoscenza gli procurava angoscia, rappresentava l’unico modo per instaurare dei legami veri.
Grazie al dottore, ritrova la fiducia in sè stesso e nel prossimo affrontando una rinascita psicologica, intraprende un percorso di formazione, che ha inizio con la pubblicazione di quell’articolo “pericoloso”, e che continuerà durante la sua nuova vita in Francia.
Penso che questo libro, oltre ad essere un’importantissima fonte storica, dia motivo di riflessione sulla propria vita e faccia capire che persino una persona vulnerabile come Pereira possa riuscire a stravolgere il quotidiano, riprendendosi la propria vita; dopo aver messo nell’angolo le paure, ha recuperato la sua dignità decidendo finalmente da che parte stare, schierandosi per la difesa della libertà.