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Una cosa che ti ha colpito
La società ottocentesca venne notevolmente scossa nel 1847, in seguito alla pubblicazione di un romanzo: “Cime tempestose”.
Inizialmente divulgato a firma di Ellis Bell, lo pseudonimo maschile utilizzato dall’autrice, il libro fu sin dall’esordio bersaglio di aspre critiche a causa dell’estrema rivoluzionarietà della sua struttura (così complessa e intrecciata da essere stata paragonata ad una serie di matriosche), dei temi trattati, e del modo in cui ne venivano raffigurati i personaggi (descritti in modo estremamente crudo sia nella loro psiche che fisicamente).
Fin dall’infanzia il padre Patrick concesse alle tre sorelle Brontë una libertà senza precedenti in quel contesto storico, e siccome appartenevano alla classe media fu permesso loro di avere una completa educazione scolastica. In seguito al decesso della zia le tre ereditarono il suo patrimonio, che consentì loro di abbandonare i propri lavori e dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.
Tutto ciò certamente contribuì alla mentalità aperta delle Brontë, che superava di secoli quella della propria società, ma cosa di preciso era così sovversivo da costringere Charlotte Brontë a chiedere perdono pubblicamente da parte di Emily in seguito alla morte di quest’ultima?
In primo luogo, l’innovazione è data dallo stravolgimento delle composizioni tipiche del tempo che narravano di un amore cortese e delicato, declinato al presente e in modo lineare, mentre la sua narrazione è inaffidabile e non narrata al presente, ma filtrata dalla visione e dall’esperienza dell’affittuario di Heathcliff Lockwood, della governante Dean e, successivamente, della domestica Zillah, che con continui flashback frammentano il racconto. Questo viene così presentato attraverso una visione distorta della realtà, influenzata dalle singole interpretazioni e pregiudizi dei diversi personaggi, rendendo difficile la distinzione tra la verità oggettiva e le percezioni soggettive.
Insieme ad essa, emerge anche la crudezza e la realisticità con le quali viene descritta la violenza all’interno del romanzo. L’orrore della brutalità umana è reso viscerale e tangibile, sia nei conflitti emotivi che nei gesti fisici compiuti dai personaggi, mostrandone la sofferenza e il tormento.
“Che senso avrebbe avuto crearmi se fossi contenuta interamente in me?” ~ Catherine
La sofferenza è uno dei contenuti psicologici più analizzati dell’intero romanzo, nel quale solitudine e amore ne sono le cause primarie.
La prima viene celebrata dall’autrice ma allo stesso tempo la capovolge rispetto al valore romantico. Nelle diverse vicende la solitudine è totalmente protagonista, o per meglio dire antagonista: essa porterà alcuni personaggi a guardarsi dentro per avvicinarsi ai propri sentimenti, ma molti di loro quasi si scottano al contatto con le loro emozioni più oscure. Heathcliff ne è l’esempio più calzante, quando la solitudine per lui diventa un posto sicuro dalle pene d’amore, che successivamente lo porteranno a provare odio e sete di vendetta.
Sotto i riflettori c’è ormai l’amore, e quello tra Heathcliff e Catherine è probabilmente il più malato. La Brontë scrive di una passione tanto travolgente da arrivare a toccare i limiti della sanità mentale.
Ma facciamo un passo indietro:
da una parte Catherine è una ragazza bella, ricca ma anche capricciosa e viziata. La sua scelta di sposare Edgar a causa delle origini popolari di Heathcliff la conduce ad una sofferenza mentale travolgente. Al cospetto del dolore, lei tende ad affrontarlo con atteggiamenti malati e tossici, che la porteranno a sviluppare emozioni più intense e oscure come la paura dell’abbandono, la rabbia e il vuoto, arrivando a ricorrere all’autolesionismo e al suicidio per uscirne.
Dall’altra parte c’è Heathcliff, un uomo burbero e scontroso, ma con sfaccettature più affascinanti e sensibili.
Il loro rapporto è tumultuoso e burrascoso, anche se spesso passionale. La Brontë lo descrive con una tale intensità emotiva che investe le “normali” relazioni d’amore, ma rimane una condizione malsana.
“Adesso a sposare Heathcliff mi degraderei e dunque egli non saprà mai quanto lo amo e non perchè è bello, Nelly, ma perché egli è me, più di quanto non lo sia io stessa.”
Questa frase ci fa intuire che forse quello che viene descritto come amore è più un attaccamento morboso, un rapporto di dipendenza che si è venuto a creare tra i due a causa dei loro vuoti interni. L’autrice ci spiega che una delle probabili cause di questa dinamica sia l’infanzia pressoché infelice di Heathcliff che, in seguito alla morte del padre adottivo non ha mai più conosciuto l’amore o l’affetto, oltre ad esser stato severamente traumatizzato da Hindley. Ciò provoca in lui una mancanza, che cerca di colmare nell’amore per Catherine, ma non avendo mai sperimentato una forma reale del rapporto non sa come gestirlo, e risulta più in una dipendenza affettiva. Catherine viceversa, è cresciuta in una famiglia fin troppo presente, che l’ha limitata nel suo modo di essere costringendola ad essere elegante e graziosa, e trova in Heathcliff un mezzo per dare sfogo al suo lato più libero e spericolato.
Ognuno cerca di completare se stesso cercando i pezzi mancanti nell’altro, ma tentando di fare ciò perpetuano il proprio abuso sulla persona amata.
Le conseguenze diretta di questo sono il suicidio di Catherine e la follia di Heathcliff, il quale però continua a riversare la propria sofferenza verso le persone che lo circondano, prima Isabella e dopo il figlio. A causa delle sue cicatrici ancora aperte, Heathcliff sanguina su chi lo ama, allontanando anche loro e uscendone ancora più ferito lui stesso.
“He hurt me but it felt like true love, Mi ha ferita ma sembrava amore vero
he hit me and it felt like a kiss.” mi ha colpita ma sembrava un bacio
-Ultraviolence, Lana Del Rey
Si nota così che si instaura un ciclo di traumi e strazi che si propaga verso chiunque entri a contatto con i personaggi, e visto che la storia avviene in un luogo preciso e limitato, si attribuisce questo travaglio al contesto geografico, che diventa anche titolo del libro stesso.
“Cime Tempestose” non è scelto casualmente, è sia di nome che di fatto un luogo tempestoso dove brulica lo strazio e la morte, ma il ciclo sembra essere interrotto da Cathy e Linton e si presenta un raggio di speranza. Questo insieme di caratteristiche e i numerosi riferimenti biblici e cristiani, fanno venire in un mente un parallelismo tra Cime Tempestose e il purgatorio dantesco.
“Sentivo che Dio aveva abbandonato ai propri traviamenti la pecora smarrita lassù, e che un animale iniquo si aggirava tra di essa e l’ovile, aspettando l’istante di poter assalire e distruggere.”
In questa frase non viene specificato il soggetto probabilmente per far trapelare due possibili significati; la prima interpretazione sarebbe che la pecora è Isabella e l’animale sia Catherine che per la gelosia diventa ostile, la seconda prospettiva vede Catherine come vittima che cade preda di Heathcliff.
“Stavo solo per dirti che il paradiso non mi sembrava fatto per me; e io piangevo fino a farmi spezzare il cuore, perché volevo ritornare sulla terra e gli angeli erano tanto adirati che mi hanno buttato fuori, giù, in mezzo all’erica, sulla cima di Wuthering Heights, dove mi sono svegliata singhiozzando di gioia.”
~Catherine a Nelly.
Catherine risulta quasi blasfema in questa metafora, preferisce la sofferenza umana alla salvezza eterna, è legata talmente tanto a Heathcliff che rinuncia a sé stessa, per stare con lui. Per paradiso si potrebbe anche riferire alla condizione di vita che avrebbe se sposasse Edgar, è cosciente che la vita che le farebbe fare Heathcliff è peggiore, lui è Rom e appartiene a una classe sociale bassa, ma nonostante questo lei lo ama.
Anche in ciò Emily si distacca dalla visione cristiana e patriarcale della società, la protagonista è libera di scegliere non solo per se stessa, ma in questo caso anche con chi tra i due maritarsi, si macchia di adulterio e viene comunque amata.
L’insieme di tutte queste caratteristiche controverse, ribelli ed affascinatamente intricate caratterizzano il libro. Questo risulta estremamente attuale, trattando alcuni temi come la salute mentale che ancora oggi è un tabù, stravolgendo ogni canone esistente.
Supera enormemente la mentalità del 1800, dimostrando di essere avanti di secoli interi rispetto agli altri scrittori di quel periodo, e forse è avanti anche rispetto a noi.
Una frase del libro da conservare
“Stavo solo per dirti che il paradiso non mi sembrava fatto per me; e io piangevo fino a farmi spezzare il cuore, perché volevo ritornare sulla terra e gli angeli erano tanto adirati che mi hanno buttato fuori, giù, in mezzo all’erica, sulla cima di Wuthering Heights, dove mi sono svegliata singhiozzando di gioia.”
~Catherine a Nelly.
Se questo libro fosse una canzone
- “Ultraviolence” di Lana Del Rey
- “Family Jewels” di Marina
- “Wuthering Heights” di Kate Bush
Nel cuore dell’Inghilterra ottocentesca, nel 1847, venne pubblicato da Emily Brontë un romanzo rivoluzionario che scosse profondamente la società vittoriana: “Cime tempestose”. Firmato con lo pseudonimo maschile Ellis Bell, il libro sfidava le convenzioni letterarie e sociali del tempo con la sua struttura complessa e i suoi personaggi enigmatici.
Ma cosa c’era di così sovversivo da spingere Charlotte Brontë a chiedere perdono pubblicamente per la sua defunta sorella Emily?