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Il libro “Il corpo” di Stephen King è un romanzo di formazione, inserito nella raccolta “Stagioni diverse”, il quale racconta l’avventura di quattro amici che, spinti dal desiderio di compiere un’azione “eroica”, si mettono alla ricerca del cadavere di un loro coetaneo da poco scomparso.
Non amando i libri horror e thriller, per i quali Stephen King è rinomato, e credendo che questo romanzo appartenesse a quei generi, ero inizialmente titubante. Tuttavia mi sono dovuta presto ricredere, in quanto sono stata trascinata dalle pagine in un modo davvero singolare, grazie alla storia avvincente ma anche allo stile molto chiaro e lineare. La lettura è agevolata anche dalla facilità con cui ci si riesce a immedesimare nei personaggi, avendo questi i tipici comportamenti dei ragazzi, quali il linguaggio scurrile o il desiderio di “sentirsi grandi”.
Mi è piaciuto molto il modo in cui quest’ultimi si sono evoluti progressivamente nel corso del romanzo, dimostrando una maggiore consapevolezza e conoscenza di sé stessi, dei propri limiti e di quelli impostigli dalla famiglia. Testimone più importante di questo cambiamento, nonché mio personaggio preferito, è sicuramente Chris per il suo coraggio di opporsi a quella vita che qualcuno aveva già programmato al suo posto e per distaccarsi da quei modelli genitoriali che aveva avuto. Ho inoltre apprezzato il fatto che l’autore abbia trattato in maniera implicita, attraverso le parole e le vicende dei protagonisti e l’intrecciarsi delle loro storie, temi importanti come l’amicizia, la famiglia, la crescita e l’influenza del contesto sociale sulla vita di ciascuno. Ritengo infatti che lasciare il lettore libero di cogliere quei messaggi, interpretandoli anche a proprio piacimento, sia decisamente meglio di aggiungere lunghe digressioni che avrebbero rischiato di appesantire il libro e renderlo prolisso. Ciò che mi ha davvero colpito sono state però le descrizioni dettagliate e verosimili, come quella relativa all’arrivo del treno e l’effetto di questo sui binari della stazione, che hanno avuto la capacità di farmi entrare nel libro e di farmi estraniare dall’ambiente circostante.
Nonostante nel complesso io abbia apprezzato il libro, non mi ha convinto l’aggiunta in mezzo alla narrazione di storie inventate dal protagonista Gordie, perché non sono riuscita a stabilirne un legame netto con la trama del romanzo e perché, essendo abbastanza lunghe, rischiavano di distogliere l’attenzione dalla vicenda principale. Sconsiglierei il libro a chi ama i colpi di scena, in quanto il finale non è in linea con la tensione crescente che accompagna il resto del racconto, ma ritengo che sia invece molto appropriato per chi ama le letture riflessive senza rinunciare a quel tocco di adrenalina.